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beatles-milano-1965

Se c’è una cosa che unisce tutti, Milenesi Imbruttiti o Giargiana che siano, è l’amore per la più grande B che esista: i Beatles.

Una B capace di mettere in secondo piano quella del Bingo e addirittura la S dell’Esselunga, per farvi capire quanto i Beatles siano famosi nel mondo.

La nostra città sospira ancora come una donna nostalgica dell’amante se torna indietro di più di mezzo secolo, quando il 24 giugno 1965 il velodromo Vigorelli fu trasformato in un’arena musicale che diventò leggenda, ospitando i Fab Four in occasione della loro unica tournée italiana.

Ma, appena dopo Milano, toccò a Genova e Roma lo stesso brivido, quindi non possiamo fare la nostra solita stecca Imbruttita ai romani (farla sui genovesi ormai è come sparare sulla Croce Rossa. È già tanto se hanno Eataly).

Eppure la stecca alla Lupa ci fa prudere le mani imbruttite al pensiero che forse aprirà proprio qui da noi il primo e per ora unico Museo dei Beatles.

Si tratta del sogno a occhi aperti di Umberto Buttafava, nostro concittadino settantaduenne appassionato collezionista dei quattro scarrafoni belli non solo a mamma loro, ma semmai amati nel senso biblico da qualsiasi donna nata tra i Sessanta e i Settanta.

Dopo avere lanciato un appello sul sito de Il Giorno, altri quattro collezionisti si sono uniti a Buttafava esprimendo il desiderio di aprire i battenti a un vero e proprio mausoleo in cui fare rivivere i quattro di Liverpool.

Dal registratore Studer C37 degli Abbey Road Studios con cui i Beatles incisero una pietra miliare del calibro di Sgt. Pepper alla cosiddetta Butcher Cover di Yesterday and Today, primissima versione della copertina dell’album ritirata immediatamente dal mercato poiché John, Paul & Co. indossavano scandalosi camici da macellaio imbrattati di sangue che avrebbero rischiato di scalfire l’immagine posata dei bravi ragazzi di Liverpool, il museo milanese avrebbe già non poche chicche grazie alla collezione dell’ex avvocato Umberto Buttafava (per ora stipata in un appartamento in Porta Venezia).

Tra queste, c’è anche la copia numero 22 del White Album, appartenuta a John Lennon, il quale la dimenticò su un taxi.

Roba da ripagarsi non una ma dieci licenze.

Beatles über Alles! Noi ci speriamo.

Photo credits di copertina

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