Com’era lo spot anni ‘80? “Per fare una provocazione grande ci vuole un pisello grande”? Mutatis mutandis una cosa del genere.
Il sempiterno clame l’ha riproposto l’artista, anonimo per scelta, che ha fatto apparire un grande pene in marmo di 200 chili per un metro d’altezza in piazza San Marco a Venezia, proprio davanti a Palazzo Ducale. La foto è stata pubblicata dalla pagina facebook Venezia NON è Disneyland.
Per il novello Cattelan, però, il tema pare sia più la resistenza del prodotto, che non la dimensione. Quella durezza dei tempi e della scorza di cui tutti dovremmo dotarci per affrontare la fase di lenta rinascita dalla catastrofe che ci ha colpiti: duri e quindi resilienti, in grado di rialzarci e trarre nuove opportunità. E chi scrive assicura che, pur volendo, i doppi sensi non sono in alcun modo voluti. Ma certamente è proprio questo il monito espresso dall’artista che, su Venezia Today, riferisce riguardo alla propria installazione: “Il pene è un simbolo di vita, afferma che Venezia è viva e ha bisogno di vivere, e provoca invitando a essere duri, non mollare e rialzarsi”.
Significativa anche la personalizzazione del membro, correttamente protetto da mascherina, anch’essa di marmo, come misure anti-covid dettano, con cavi di acciaio a riprodurre gli elastici. Tale immagine di imprigionamento rappresenta per l’autore “le restrizioni imposte dal coronavirus, la distanza trae persone, la paura del prossimo che è poi la paura di vivere”. Sulla superficie del marmo emergono poi delle scritte a inchiostro indelebile nero che contestualizzano storicamente l’opera ma che sostanzialmente, citando ad esempio la fase 2 e il Covid 19, incarnano la pungente vis provocatoria della scultura. Un riferimento è poi specificamente rivolto al ruolo della città come strumento di business indiscriminato: la scritta prostituzione vuole spingere a riflettere sulla “mercificazione di Venezia, che al momento è in pausa a causa delle restrizioni per il coronavirus, e l’auspicio che una volta terminata l’emergenza lo sfruttamento turistico della città non torni più come prima”. Il che, in un’epoca in cui il crollo del turismo in Italia è un flagello che si prova a combattere, potrebbe suonare ad alcuni un po’ anacronistico. Ma questa è un’altra storia.
L’installazione, non essendo autorizzata, è rimasta esposta per pochi minuti, prima che la polizia locale intervenisse a coprirla con del cartone per poi rimuoverla definitivamente. Abbastanza, ad ogni modo, per far parlare di sè.
Articolo scritto da Maria Teresa Falqui
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