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Che la pandemia abbia cambiato le abitudini e gli interessi dei lavoratori è ormai storia nota, ma in tanti erano convinti che, a emergenza passata, il ritorno in office sarebbe stato immediato. Se in Italia siamo ancora a una via di mezzo, tra chi pretende la presenza costante e chi invece concede solo qualche giorno di lavoro da casa, all’estero c’è chi è già allo step successivo: smart working per sempre. Che figata. Oppure no?

È il caso di AirBnB, che ha scelto di concedere ai propri 6000 dipendenti, dislocati in ogni dove del globo, di lavorare per sempre da remoto, se lo vorranno. Insomma, nessun obbligo di tornare in ufficio: si potrà lavorare dove si vuole, a discrezione dei diretti interessati, senza alcuna conseguenza sul proprio stipendio. Bello, no?

A comunicarlo è stato direttamente il big boss Brian Chesky, CEO e cofondatore della celebre multinazionale degli affitti a breve termine, con una lunga mail indirizzata ai propri dipendenti. Questi potranno trasferirsi ovunque all’interno del paese in cui lavorano e non subiranno comunque alcuna modifica al proprio contratto, né per quanto riguarda la durata né per lo stipendio. Chesky ha inoltre spiegato, nelle nuove linee guida create appositamente per regolamentare lo smart working, che questa scelta permetterà ad AirBnb di lavorare con le migliori professionalità a disposizione sul mercato, senza farsi limitare dagli inevitabili vincoli del pendolarismo e della vicinanza agli uffici. Ma quanto sarebbe bello non rimanere più incolonnati sulla Tangenziale Ovest? Faranno eccezione solamente quelle figure la cui presenza sarà fondamentale.

Insomma, AirBnb ha colto la palla al balzo, forte dei dati che ha acquisito sul campo. Sempre più persone hanno deciso di abbandonare le grosse cities per scegliere la via del nomadismo digitale, rinunciando addirittura ai contratti di locazione a lungo termine. Oh, lo ha detto proprio Chesky su Twitter. Qualcosa vorrà pur dire.

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