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Ormai lo smartphone è diventato la nuova coperta di Linus. Solo che al posto del peluche, ci sono TikTok, Instagram e il rischio di perdersi l’infanzia dietro uno schermo. Secondo i dati di Save the Children, in Italia un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (parliamo di scuole elementari, non liceo, eh) usa il cellulare tutti i giorni. Nel 2018 erano meno di uno su cinque. Adesso siamo al 32,6%. E se vi sembra già tanto, tenetevi forte: al Sud e nelle Isole la percentuale schizza al 44,4%. A confronto, il Nord pare un collegio svizzero con il suo 23,9%.

Ma non è finita. Quando arriviamo alla fascia 11-13 anni, più del 62% ha almeno un account social. E no, non si parla di Messenger per parlare con la nonna. Un bel 35,5% è già su più piattaforme, il resto si limita a una, ma il concetto è chiaro: i preadolescenti sono già online, eccome.

Peccato che per legge, per usare i social in autonomia ci vogliano almeno 14 anni (o 13 con l’autorizzazione dei genitori). Ma chi li legge i termini e condizioni? Spoiler: nessuno.

Per questo Save the Children ha lanciato una campagna dedicata all’educazione digitale, con un focus importante: non basta dare lo smartphone, bisogna anche spiegare come si usa. Tipo: che non tutto quello che si posta scompare, che i dati personali sono come i soldi (se li regali a tutti, poi non ti lamenti se te li fregano), e che dietro ogni like potrebbe esserci uno sconosciuto poco raccomandabile.

Nel loro report "Educare al digitale. Dati utili per adulti consapevoli" c’è tutto: dai consigli pratici per genitori stressati ai suggerimenti per tenere i figli sul binario giusto online. Divisi pure per età: 5-8, 9-11 e 12-14 anni, perché ogni fascia ha i suoi mostri digitali (e le sue app preferite da stalkerare con attenzione).

C’è anche un focus importante su quello che dovrebbero fare le grandi piattaforme, tipo Meta e compagnia bella, secondo il Digital Services Act. E poi la scuola: fondamentale, ma da sola non basta. Serve una vera alleanza scuola-famiglia – sì, proprio quella che ci raccontano ai colloqui ma che spesso si perde tra chat di classe e assenze per febbre.

E la storia de "Eh ma loro ci nascono" inizia a sembrare un po' old school.  Perché l’online può essere anche un bel posto, ma solo se impari come starci. E i primi insegnanti - indovina indovinello - siamo noi.
 

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