Fare l’influencer in Italia è diventato a tutti gli effetti un lavoro, tocca ammetterlo. Non un passatempo, non un hobby pagato in prodotti, ma una vera e propria professione con numeri, contratti e – finalmente – anche regole. A confermare la crescita del settore è una recente ricerca condotta da Kolsquare, piattaforma francese specializzata in Influencer Marketing. Lo studio ha mappato abitudini, redditi e comportamenti dei creator in Europa, svelando come in Italia ci sia una delle community più attive (e ambiziose) del continente. Ma attenzione: se è vero che alcuni portano a casa più di 5.000 euro al mese, la realtà media è decisamente più sobria.
Influencer in Italia: solo pochi vanno “full luxury”
I dati parlano chiaro:
- il 13% degli influencer italiani guadagna oltre 5.000 euro al mese
- il 74% si ferma sotto quella soglia
- ben il 35% non supera nemmeno i 1.000 euro
Tradotto: pochi fanno il salto nella fascia alta, mentre la maggior parte si barcamena tra sponsorizzate, codici sconto e contenuti su commissione. Nonostante questo, l’Italia si distingue per un dato interessante: è il paese europeo con la più alta percentuale di influencer full time. Il 35% dei creator lavora a tempo pieno come influencer, mentre l’81% dichiara di affiancare al lavoro principale anche collaborazioni e progetti nel mondo dei contenuti digitali.
Insomma, non tutti vivono di social… ma in tanti ci provano.
Valori, soldi e disparità: com’è davvero il lavoro da creator
Secondo la ricerca, il 62% degli influencer sceglie i brand con cui collaborare in base ai valori condivisi, mentre il 36% lo fa in base al compenso. Eppure, nemmeno questo settore è immune dal gender pay gap:
- solo il 24% degli uomini guadagna meno di 1.000 euro al mese
- tra le donne, la percentuale sale al 43%
Una discrepanza ancora evidente, anche nel mondo che si racconta come più moderno, fluido e paritario.

Le piattaforme che fanno guadagnare
Tra tutte, è Instagram a garantire i ritorni migliori: è la fonte principale di guadagno per il 53% dei creator italiani. Seguono:
- TikTok al 14%
- YouTube al 13%
- LinkedIn, a sorpresa, al 9%
Quanto ai modelli di monetizzazione, il 67% degli influencer guadagna da collaborazioni a pagamento e contenuti sponsorizzati, mentre la vendita diretta di prodotti funziona poco, almeno in Italia.
Altri strumenti di entrata:
- affiliazioni e lavori su commissione per oltre la metà del campione
- programmi di monetizzazione delle piattaforme (come YouTube Ads o TikTok Creator Fund), usati con più frequenza in paesi come la Germania
In Francia, invece, il 69% degli intervistati dichiara di accettare regali in cambio di contenuti non retribuiti. Un dato che apre domande sul valore percepito del lavoro digitale.
Il mercato influencer in Italia vale 370 milioni di euro
Secondo i dati aggiornati al 2024, il mercato italiano dell’influencer marketing ha generato un giro d’affari da 370 milioni di euro, in crescita del 6,32% rispetto al 2023.
I settori più attivi sono:
- Fashion & Beauty: 26%
- Food & Beverage: 18,2%
- Gaming & Tech: 15%
- Travel & Lifestyle: 12,5%
E non finisce qui: le previsioni per il 2025 stimano una crescita ulteriore del 4,05%, per un totale di 385 milioni di euro. Con numeri di questo tipo, era solo questione di tempo prima che arrivassero regole precise. E infatti l’Agcom ha recentemente approvato le Linee Guida e il Codice di Condotta per regolamentare in modo più rigoroso la figura degli influencer.
Il focus principale è sugli influencer rilevanti:
- chi ha oltre 500.000 follower
- oppure più di 1 milione di visualizzazioni medie mensili
Questi profili vengono considerati veri e propri professionisti della comunicazione e inseriti in un elenco pubblico disponibile sul sito dell’Autorità. L’obiettivo? Contrastare la pubblicità occulta e tutelare i soggetti più vulnerabili – come i minori – imponendo la trasparenza sui contenuti sponsorizzati. In pratica: le collaborazioni devono essere dichiarate chiaramente. Basta con i #ad nascosti tra mille emoji o le sponsorizzate camuffate da consigli “spontanei”.