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Le dimensioni non contano: 7 micro locali Milano che spaccano

Dimensioni ridotte ma offerta super interessante: vediamo alcuni localini mignon di Milano che però meritano di brutto per offerta e location.
5 Settembre 2025

Com’è che si diceva? Nella botte piccola c’è il vino buono… vabbè, le solite cazzate dei detti popolari, ma in questo caso ci fa gioco perché parliamo proprio di posti piccolini che però meritano di brutto. Ristoranti, bistrot, pub, locali vari di Milano dalle dimensioni ridotte ma con un’offerta molto interessante.

Ricetta

Dove: Via Alessandro Tadino, 18
Cosa: bistrot & fish restaurant. Immaginate: calice di bianchino + crudo di mare=benessere totale.

Pesce fatto bene, curato ma senza finti effetti speciali, e un calice di vino che innaffia tutto come si deve. Perfetto se sei in compagnia della family o di qualcuno che vuoi impressionare con un “ti ci devo portare”. Il servizio è veloce, quindi niente attese infinite né drammi da fame chimica. E i prezzi? Una vera chicca: onesti, quasi sospetti per Milano, ma fidatevi, tutto regolare. In più c’è quell’atmosfera confortevole che ti fa rilassare e dire “ok, ci tornerei”.

Onda osteria

Dove: Via Savona, 45
Cosa: osteria sincera e golosa, materie prime top

Tra i nuovi player che stanno agitando il panorama gastronomico milanese, si fa notare Onda Osteria. L’insegna è nuova, ma il format parla già fluentemente milanese: piatti curati ma rassicuranti, ingredienti top, mix tra rustico e contemporaneo che sa di campagna ma si veste da città. Siamo in via Savona, due vetrate affacciate sulla strada, una sala sola con una decina di tavoli ben piazzati, niente fronzoli ma comfort assicurato. Atmosfera rilassata, arredo semplice ma fatto bene. Quel mood da “osteria moderna” che va un botto su Instagram, ma per fortuna qui si mangia sul serio.

28 posti

Dove: via Corsico 1, Milano
Cosa: alto tasso di intimità, il menù a sorpresa regala gioie

Un’oasi silenziosa affacciata sui Navigli che promette un alto tasso d’intimità, talmente alto che se sei in sala e sbagli un congiuntivo scuote il capo, imbarazzato per te, perfino il cuoco.  Qui si punta su materie prime scelte da piccole realtà, niente sprechi, stagionalità vera e una cucina che mescola tecnica e fantasia con un tocco fusion che ti porta da Milano a Tokyo passando per il Sud Italia. Il pomodorino ciliegino sulla torta è che tutti i mobili di questo locale sono stati realizzati dai detenuti del carcere di Bollate (ma non sono in vendita, quindi stavolta vi salvate dal comò in metro).

Tiny Cocktail Bar

Dove: Via Piero della Francesca, 75
Cosa: tapas, finger food e ottimi cocktail

Il nome dice tutto: Tiny è piccolo, sì, ma non ha niente da invidiare ai colossi del cocktail game. Aperto in piena pandemia — quando i più chiudevano e lei apriva — è uno di quei posti dove ogni dettaglio è pensato: pareti scure, foto anni ’30, atmosfera da speakeasy con stile. Qui il focus è chiaro: cocktail fatti bene, zero fronzoli. Si parte dai classici con twist vintage, fino ai signature belli carichi. Da provare il Jungle MarTiny, un Martini col gin al cocco che ti teletrasporta ai tropici senza nemmeno muoverti da Porta Venezia. In carta trovi anche tapas internazionali e burger per chi vuole restare a carburare un po’. Quando arriva la bella stagione, c’è anche il dehors dall’altra parte della strada, per sorseggiare con stile senza sentirsi in cantina.

Nottingham Forest

Dove: Viale Piave, 1
Cosa: dai drink molecolari a quelli fusion fino ai caraibici: una vera experience per gli amanti dei cocktail

Ci sono posti dove si va a bere. E poi c’è il Nottingham Forest, dove si entra per vivere un’esperienza che sta a metà tra un esperimento di chimica, un viaggio ai Caraibi e un set di Pirates of the Caribbean in via Piave. Tutto merito di Dario Comini, barman e alchimista che sforna cocktail molecolari, fusion, caraibici e pure spaziali, serviti in bicchieri talmente assurdi che ti viene voglia di portarli a casa: vasche da bagno, teschi, conchiglie, roba che neanche al Luna Park. Già solo sfogliare il menu è un’esperienza: hai l’imbarazzo della scelta, e anche il dubbio esistenziale su cosa ordinare. L’ambiente è minuscolo ma carico: luci basse, arredo tropicale-piratesco, atmosfera da “esco con un drink e rientro con una storia”. Non a caso è stato nella top 50 dei migliori bar al mondo dal 2007 al 2016.

Cucina Franca

Dove: Via Friuli, 78
Cosa: una decina di piatti in menù, perfetti da condividere

Una ventina di posti e cucina a vista. Ambiente informale e nel menù molte influenze internazionali in carta, con abbondante uso del vegetale, attenzion alla stagionalità e Slow Food. Qusta è per davvero una “cucina franca”, di contaminazione e condivisione, in cui i piatti non arrivano primi nè secondi, ma stanno al centro della tavola per essere assaggiati da tutte le forchette.

Backdoor43

Dove: Ripa di Porta Ticinese, 43
Cosa: potevamo forse non mettere il bar più piccolo del mondo?

Parliamo di quattro metri quadrati di capienza del locale. Solo per due persone, in pratica, cosa che assicura un’atmosfera intima e suggestiva, squisitamente stile anni Trenta e adatta ai palati proni all’acquolina da cocteleria e mixology. Ovviamente è necessaria la prenotazione, ma se vi va di degustare le piccole chicche di questo whisky bar in miniatura senza rischiare un attacco di claustrofobia potete ordinare un drink d’asporto attraverso l’apposita finestrella (che fa molto Proibizionismo e speakeasy).


Cover: 28 posti

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