Quando pensi che fra le nonne di oggi si contano Michelle Hunziker e Natalia Estrada, che Ornella Muti è diventata nonna a 42 anni e Whoopi Goldberg addirittura a 34 capisci che il concetto di “nonno” e “nonna” è davvero relativo. Peraltro, in una società in cui si diventa genitori sempre più tardi, finisce che le categorie si mescolano anche un po’. Però il 2 ottobre è la festa dei nonni, quindi bando ai pipponi e largo a qualche considerazione molto affettuosa su quanto cash fanno girare i vecchietti… gli unici della famiglia che avranno visto/vedranno una pensione, probabilmente!
Pilastri economici e umani
L’Italia è il classico “paese per vecchi”, con una popolazione particolarmente longeva e con la proporzione di persone anziane in costante crescita. E noi a parlare di aperipoveri e gite fuori porta… qui dobbiamo convertirci a una guida per la terza età. Comunque, fra tutti questi “vecchi”, ci sono oltre 12 milioni di nonni che, zitti zitti, tengono in piedi molte cose. Non solo distribuiscono affetto a pioggia ai nipotini, ma spesso danno una mano economica importante ai loro figlioli cresciuti, che coi prezzi di oggi, l’inflazione e questo mondo un po’ bruttarello che ci circonda da soli fanno fatica a stare in piedi. Sì, è vero, sono anche la memoria storica della famiglia, ma i nonni oggi sono anche e soprattutto un ingranaggio fondamentale dell’equilibrismo tra lavoro, cura e risparmio.
Un affetto che vale miliardi
Secondo Coldiretti e Senior FederAnziani (perché in Italia c’è un “Feder” per tutto), il contributo economico e sociale dei nonni italiani vale oltre 38 miliardi di euro l’anno. Tanto per capirci: più di molte delle recenti manovre economiche del governo. Com’è possibile? Basta che mettiate insieme tutte le ore e ore (e ore e ore) di attività che, se i nonni non svolgessero gratuitamente, le famiglie italiane dovrebbero pagare di tasca propria. Fate conto che si calcola un risparmio totale generato dai nonni di 20.000 euro l’anno per famiglia, fra tutti i “ha la febbre per favore puoi venire” (baby-sitting), doposcuola, “lo porti a calcio, a nuoto, a kung-fu” e assistenza varia ed eventuale. Insomma, come dice circa un terzo delle famiglie, “qui in Italia i nonni sono fondamentali per salvare il bilancio domestico“.
Stando all’indagine di Senior Italia FederAnziani, il 92,8% dei nonni aiuta o ha aiutato economicamente figli e nipoti, facendolo spesso (48%), qualche volta (34,7%) o raramente (10,1%). Solo il 7,2% non lo ha mai fatto (magari hanno i figli lontani e non possono eh). Tra coloro che hanno aiutato la famiglia dei figli, il 41,8% gli ha mollato una cifra compresa tra i 100 e i 500 euro, l’8,2% ha sganciato tra i 500 e i 1.000 euro, e il 7,3% addirittura ha contribuito mensilmente con oltre 1000 euro. Cifre che proiettate sulla popolazione dei senior conducono – come dicevamo – a un tot di circa 38,2 miliardi.
Non è tutto scontato
Attenzione, però, che i nonni non sono più quelli di una volta… sempre che siano mai stati “quelli di una volta”. Diciamo che non sono più quelli della pubblicità di qualche anno fa. L’identità del nonno evolve, perché oggi si comincia a sentirsi “vecchi” molto più avanti e – anche quando non ci si può più nemmeno definire “stagionati” – ecco che gli anziani sono spesso attivi, impegnati, desiderosi di godersi la vita con viaggi, hobby e relazioni che… fanc**o la famiglia, se la vogliono spassare. Va bene aiutare i figli con figli, ma certo non vogliono tornare a fare i genitori. Sono in molti, peraltro, a esprimere il desiderio di passare “la terza età” in modo libero, senza dover “coprire” le carenze dei servizi pubblici. Insomma, questo “ammortizzatore sociale gratuito” potrebbe diventare sempre meno scontato.
Amore a profusione
Che siano teneroni sempre presenti o arzilli avventurosi che si fanno vedere poco, comunque, i nonni ricoprono un ruolo affettivo insostituibile per i bambini: sono confidenti senza il giudizio dei genitori, sono complici senza i ricatti dei genitori, sono pazienti e talvolta martiri sempre con il sorriso… e tendenzialmente cucinano meglio e rompono meno i cog***ni! Mentre i genitori sembrano andare sempre a scheggia, i nonni si prendono tutto il tempo e questo tempo – lo dicono studi scientifici, mica noi – funziona come un balsamo sullo sviluppo emotivo e cognitivo dei più piccini.
In un’epoca abbastanza bruttina, in cui tutto corre e sembra soprattutto doversi schiantare da un momento all’altro, i nonni rappresentano il “tempo lungo”, quello dei racconti, delle ricette da preparare con calma, delle fotografie da sfogliare anche solo sullo smartphone (che si fanno spiegare dai nipoti).
Insomma, noi per il 2 ottobre ci siamo emozionati un po’ a pensare a quanto sia prezioso il ruolo dei nonni, sia quelli presenzialisti, sia quelli che si fanno più i fatti loro ma per i nipoti stravedono comunque. E se un minimo di equilibrio questo guazzabuglio di mondo ha la speranza di mantenerlo, lo deve anche a loro.