Il mio bisnonno materno era un dispotico commerciante di bestiame che investì tutta la sua ricchezza in terreni, nei quali mise a lavorare i suoi dieci figli. Figli che si spaccavano la schiena su e giù per i campi e che certo non fecero fare una vita da nababbi ai loro consorti e ulteriori figli. Una volta in campagna funzionava così: si era in tanti per suddividere le fatiche, non certo le ricchezze, e le famiglie numerose erano spesso le più povere. Tralasciamo pure che non c’era la tv, figurarsi il cellulare, che d’inverno faceva più freddo, che si era tutti più religiosi e che gli anticoncezionali erano stati concepiti in maniera molto artigianale… ma insomma, i figli erano sì bocche da sfamare, ma soprattutto braccia per lavorare, spesso iniziando molto presto.
Oggi no. Oggi l’agricoltura è assai meccanizzata, molti contadini come me si sono trasferiti in città, noi signore abbiamo deciso che non siamo coniglie… e soprattutto, i figli ci restano sul groppone anche fino ai 30 anni, quindi quanti ne vuoi fare, se poi li devi sopportare in casa anche quando sono pelosi e con la fidanzata sul divano?! Uno, massimo due. Tre di solito è uno sbaglio o un atto eroico. Da quattro in sù o hai letto le istruzioni dei preservativi al contrario, oppure hai un conto in banca almeno a 6 o 7 zeri.
I figli, nuovo simbolo della riccanza
Eh sì, i figli sono il nuovo status symbol dei ricchi, perché solo i ricchi si possono permettere di mantenerne un numero elevato per un elevato numero di anni. Sì, è vero, ogni tanto su internet troviamo la notizia di una qualche eroica e deliziosa famiglia di impiegati che hanno impiegato in maniera divertente il tempo libero e adesso lo dedicano a mettere in fila 10 paia di scarpe ogni mattina, ma sono eccezioni. Il prototipo di quelli che hanno tanti figli è Elon Musk: 14 eredi da almeno quattro donne diverse, sui quali scherzare dicendo non che gli serve un pulmino, bensì un’astronave più grande, visto che fra le sue varie attività c’è anche quella di magnate dello Spazio. Insomma, solo uno con tanti, tanti soldi e tanti, tanti avvocati (immaginiamo) può fare così tanti, tanti figli nella società occidentale (poi non dimenticherò mai la Masai che in Tanzania strabuzzò gli occhi di fronte ai miei soli due bambini mentre attorno a lei ne scorrazzavano almeno quattro e aveva appena vent’anni, quindi chissà quanti ancora ne concepirà).
Sull’argomento è uscito anche un libro – “Inheritocracy: It’s Time to Talk About the Bank of Mum and Dad” – scritto da Eliza Filby e tanto interessante da meritare anche l’attenzione del Financial Times. Riassunto delle puntate precedenti: avere tanti figli è il nuovo modo di dimostrare la propria ricchezza. La maggior parte di coloro che possono avere tanti figli/e, infatti, di solito possono permettersi anche una casa con tante stanze, tante babysitter, tante cleaning sciure e di certo non li mandano in giro vestiti in second hand: al massimo vintage, ma di lusso.
Insomma, quando si parla di denatalità non pensate si faccia riferimento solo all’Italia: i dati negativi che riporta il FT riguardano il Regno Unito (tasso di fertilità: 1,44 figli per donna), gli Stati Uniti (1,6), il Giappone (1,2) e la Corea del Sud (0,75). Per tutti i problema è una società che non sa rispondere in maniera efficace al cambiamento che hanno subito le famiglie: le coppie rimandano il più a lungo possibile il momento in cui prolificare e, quando anche cominciano, ci pensano poi bene prima di rifarlo, visto che i nonni non sono più a disposizione (o disponibili) a tenersi i bambini, si cominciano a spendere cifre folli già dal nido, la scuola dura almeno fino ai 16 anni e poi il mondo del lavoro assorbe (lentamente) le nuove leve senza dare loro retribuzioni adeguate a una vita propria (quindi i figli restano a casa dei genitori fino a tardissimo).
Per contro, visto che far figli è una roba da ricchi, i ricchi sembrano darsi da fare: secondo uno studio di Forbes su oltre 700 miliardari americani, almeno 22 di loro hanno sette o più figli. Tra di loro c’è ovviamente anche il già citato Elon Musk, al quale chiediamo – per i prossimi eredi – di spendere due lire anche in un consulente per i nomi perché Techno Mechanicus, Seldon Lycurgus e X Æ A-Xii non si possono proprio sentire.