Skip to content
Buon Natale a Elon Musk, che è diventato la prima persona al mondo con un patrimonio di 700 miliardi di dollari / Dai, figata: da giugno 2026 si potrà andare da Milano ad Amsterdam con un treno diretto / Trendy o tremendy? I “cerotti” di Hermès da 140 euro (che non sono nemmeno veri cerotti) / La casa in montagna costa (sempre più) una fucilata: prezzi record in Lombardia / A Milano portarsi la schiscetta da casa fa risparmiare 3.200 euro all’anno / L’amore non va in vacanza fa scuola: sempre più italiani scelgono lo scambio casa per le feste / Da Clio a Strazzer fino a Ferragni: come le influencer hanno gestito (con diversi esiti) la crisi del proprio brand / Per avvicinarsi alla Fontana di Trevi da gennaio bisognerà pagare un ticket (forse) / Boom di licenziamenti negli Stati Uniti: è tutta colpa dell’AI o c’è sotto dell’altro? / La cucina italiana è patrimonio Unesco, ma in Alto Adige parte il polemicone: “i canederli non sono italiani” / Buon Natale a Elon Musk, che è diventato la prima persona al mondo con un patrimonio di 700 miliardi di dollari / Dai, figata: da giugno 2026 si potrà andare da Milano ad Amsterdam con un treno diretto / Trendy o tremendy? I “cerotti” di Hermès da 140 euro (che non sono nemmeno veri cerotti) / La casa in montagna costa (sempre più) una fucilata: prezzi record in Lombardia / A Milano portarsi la schiscetta da casa fa risparmiare 3.200 euro all’anno / L’amore non va in vacanza fa scuola: sempre più italiani scelgono lo scambio casa per le feste / Da Clio a Strazzer fino a Ferragni: come le influencer hanno gestito (con diversi esiti) la crisi del proprio brand / Per avvicinarsi alla Fontana di Trevi da gennaio bisognerà pagare un ticket (forse) / Boom di licenziamenti negli Stati Uniti: è tutta colpa dell’AI o c’è sotto dell’altro? / La cucina italiana è patrimonio Unesco, ma in Alto Adige parte il polemicone: “i canederli non sono italiani”
CONDIVIDI:
Link copiato!

Fiorucci is back! Il marchio più bello di Milano risorge (finalmente) dalle proprie ceneri!

Era il 1967 quando Elio Fiorucci apriva a Milano il suo primo showroom, un piccolo spazio in Galleria Passarella scoppiettante di colori, ricco di musica e moda, carico di energia: un luogo unico, decisamente swinging, in cui l’eccentrico mago delle tendenze aveva fatto confluire tutti i suoi interessi, dando vita a un piccolo angolo di […]

Era il 1967 quando Elio Fiorucci apriva a Milano il suo primo showroom, un piccolo spazio in Galleria Passarella scoppiettante di colori, ricco di musica e moda, carico di energia: un luogo unico, decisamente swinging, in cui l’eccentrico mago delle tendenze aveva fatto confluire tutti i suoi interessi, dando vita a un piccolo angolo di Carnaby Street nel cuore frizzante della Milano sessantottina.

Fra uno Studio 54 e l’altro, furono tanti gli habitué chez-Fiorucci provenienti dal jet set internazionale, fino a che quel piccolo centro gravitazionale allargò i suoi confini, atterrando in Piazza San Babila, nel negozio più bello che Milano abbia mai ospitato.

Credits Immagine

Di quello spazio noi tutti abbiamo memoria: nel piccolo piano terra un’infinità di magliette con gli angeli e poi pile e pile di scatole di latta per contenerle tutte.

Al piano inferiore, invece, un labirinto di gadget e abiti unici che non avevano bisogno del marchio Fiorucci per farne intendere la provenienza: erano di Fiorucci e basta!

Poi un giorno l’annuncio della chiusura su una pagina del Corriere.

Nella mia memoria coincide con un giorno triste: ricordo di essere tornata lì il più possibile per fissarne ogni dettaglio… conservo ancora il sacchetto azzurro con gli angeli del mio ultimo acquisto!

Ma ora mettiamo via la malinconia e alziamo i calici perché, come dicevamo in apertura, Fiorucci is back!

Dopo un decennale periodo di declino, il marchio Fiorucci è passato (finalmente) da mani nipponiche a mani inglesi.

Un’affiatata coppia di imprenditori londinesi ha, infatti, rilevato Fiorucci e tutti i suoi archivi storici: disegni, prototipi, campioni, bozzetti… e da lì ha messo in moto una macchina che ha dato natali prima ad un e-commerce, poi ad un corner da Barneys a New York, ad un pop-up store da Selfridges ed infine, pochi giorni fa, ad un flagship store Fiorucci a Soho, sempre a Londra.

Credits Immagine

Ciò che sogniamo è che questo sia solo il primo di una serie di passi volti a espandere il milanesissimo brand in tutto il mondo, ma, mondo a parte, ciò che ci importa è che Fiorucci possa presto riaprire qui da noi, con la stessa grinta e la stessa vivacità del suo carismatico fondatore, così che si possa tornare tutti lì il sabato pomeriggio a fare un giro con la cumpa (e a seguire un salto da Burghy e uno alle Messaggerie Musicali, se possibile… ma forse chiediamo troppo).

A chi volesse acquistare gli iconici capi Fiorucci consigliamo un giro da 10 Corso Como, dove vi attendono anche una capsule collection e l’omonimo libro edito da Rizzoli che, a 50 anni dalla creazione del brand, racconta le gesta del suo visionario creatore.

Credits Immagine di Copertina

CONDIVIDI:
Link copiato!