Diciamoci la verità: Expo2015 ci ha mandato giù di testa sul tema food. Inutile negarlo. Non che in città fosse mai mancata una tradizione culinaria di tutto rispetto, ma a 2 anni dalla fine di quell’esperienza siamo diventati TUTTI super ricettivi e interessati al cibo.
Non è un caso, quindi, che sia proprio Milano ad accogliere e replicare le mode e le tendenze che qua e là spuntano come funghi in giro per il mondo. L’ultima è il comfort food.
No, lo stare comodi non c’entra proprio nulla. O meglio, non c’entra nulla da un punto di vista fisico: si tratta di una comodità, una comfort zone mentale in cui alcuni piatti, legati alla nostra infanzia o a figure che appartengono a quella fase della vita, riescono a riportarci.
Qualche esempio? La zuppa di fagioli di vostra nonna o la torta alle mele della domenica. Per non parlare di pane e cioccolata o pane, burro e marmellata. Insomma, ognuno ha il suo piatto di riferimento, la sua area culinaria di conforto e calduccio in cui rifugiarsi all’occorrenza.
Ma il significato di comfort food è più ampio: può essere il gelato mangiato con un’amica dopo una delusione d’amore o i kg di cioccolata fatta fuori in un momento di down. Insomma, è il ricordo, il conforto – appunto – che quel piatto ci ha dato, a renderlo speciale. Qual è il fine? La felicità di chi mangia. Gli alimenti o i piatti che pervadono di un senso di piacere chi li consuma, che soddisfano un bisogno emotivo e sono noti per la sensazione di benessere che regalano al corpo: questo è il comfort food.
Insomma, fate del comfort food quando cucinate per vostra sorella una vecchia ricetta di nonna, o quando la domenica andate a pranzo dai vostri vecchi per mangiare le lasagne. Siete già voi i Carlo Cracco del comfort food.
A Milano è possibile provare questa esperienza anche al ristorante: sono pochissimi i posti che si sono presi la briga di affrontare la sfida – insomma, è difficile replicare qulle emozioni- , e tra questi c’è Dersett, in cui i piatti e i profumi della tradizione milanese sono reinterpretati con creatività e nostalgia.
Ma la vera questione, qui, è un’altra: quali sono i vostri piatti comfort, cari Imbruttiti? Fuori le ricette!
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