Da anni combatto una personale crociata contro i detrattori del Festival di Sanremo. L’Italia, nella settimana di febbraio in cui va in onda il Festival, si divide tra quelli che lo amano e quelli che fingono di non guardarlo.
Io sono sempre lì, senza vergogna, ad aspettare che il presentatore di turno butti in mano alla quota rosa sul palco (c’è sempre una quota rosa, dalla valletta degli anni ’90 a quella risata-paralitica di Michelle Hunziker lo scorso anno) un mazzo di fiori della riviera, rianimi un vecchiostronzo sovranista richiamato alle scene per fare felice il reparto geriatrico che segue da casa (un carissimo saluto ad Albano e Iva Zanicchi) o faccia partire la cartolina di Sanremo.
La cartolina. Il momento cartolina è un retaggio dell’Ancién Regime in cui una collezione d’immagini della riviera ligure da fare invidia alla propaganda di regime nordcoreana è sparata in diretta nazionale per indottrinare il popolo sulle bellezze della regione Liguria. Un po’ come se, per farti apprezzare la figa, mandassero in onda un video sgranato di Paola Ferrari mentre è dalle cinesi a farsi sistemare le unghie dei piedi. Ogni anno, i vertici Rai scandagliano per lo Stivale una commissione di esperti di comunicazione (chiamata anche Commisione Cartolina) che rintracci i peggiori videomaker sul mercato. È solo così che, Festival dopo Festival, possono garantire altissimi standard di trash, con pessime immagini d’archivio di delfini esuberanti che saltano su sfondi glitterati e Jingle di sottofondo registrati nei bagni dell’Autogrill.
Un’altra cosa che mi manda fuori di testa è il classico Totofestival dei gruppi d’ascolto: gente che, tabelle alla mano con voci che vanno dall’outfit all’intonazione, elargisce voti durante le esibizioni per capire quale potrebbe essere il risultato della classifica finale.
Sì, succede davvero, lo dico in particolare a tutti gli eterosessuali che stanno leggendo questo pezzo (pur ritenendo improbabile che se siete arrivati fino a questo punto siate etero al 100%): queste cose, nella vita vera, accadono.
Ho visto gente uscire prima dall’ufficio e comprare mazzi di fiori da appoggiare, insieme agli spartiti delle canzoni, vicino al televisore (un saluto al nostro autore Alessio Di Nizio); ho visto gruppi di 15 persone nella stessa stanza urlare contro le decisioni della giuria demoscopica. Insomma, ho visto cose che voi antifestivalieri non potete neanche immaginare nelle vostre fantasie più spinte.
Per questo, ho deciso di darvi una mano nelle scommesse di quest’anno, proponendo un Totofestival a priori. No cari amici, non siamo stati invitati all’anteprima stampa e non sappiamo neanche di cosa parlino le canzoni, ma conosciamo gli interpreti e i mitologemi di Sanremo, ossia il minimo comune denominatore che unisce qualsiasi testo passato in Liguria, desumibile soltanto analizzando titoli e cantanti. Ecco perciò una preview immaginifica di cosa andremo a sentire da questa sera:
I ragazzi stanno bene – Negrita
Gianni Morandi, Pupo e Fausto Leali scappano dalla casa di riposo. Vengono recuperati sulla Salaria in buone condizioni (ma disidratati) 48 ore dopo, al termine di estenuanti ricerche. I ragazzi stanno bene, ma i Negrita si classificano in una posizione inutile a caso tra l’ottava e la 18esima.
Senza farlo apposta – Federica Carta e Shade
Giuro, senza farlo apposta, non so neanche di chi stiamo parlando. Mi sbilancio: penultima posizione.
Un po’ come nella vita – Patty Pravo e Briga
Classico caso di (già) vecchio accompagnato da badante bionda. Non il passaggio più memorabile di Patty Pravo a Sanremo, ma le auguro comunque (almeno) la metà della classifica.
Argento Vivo – Daniele Silvestri
Sento odore di Premio della Critica Mia Martini.
Mi sento bene – Arisa
Lui lascia lei. Le amiche la invitano per uno sleepover club preoccupate che possa cadere in depressione, ma lei sta bene. Direi nelle prime cinque posizioni della classifica finale.
Aspetto che torni – Francesco Renga
Nel 2019 una canzone di Francesco Renga è utile come una cabina telefonica in giro per la città. Seconda metà della classifica.
Per un milione – Boomdabash
I Boomdabash devono vendere una partita di bamba al Casinò, ma solo per un milione. Non un centesimo in più, non un centesimo in meno. Posizione in classifica? Non ci interessa.
Solo una canzone – Ex Otago
Il mondo della musica è una merda: la casa discografica ha scaricato gli Ex Otago perché l’album non era pronto, ma solo una canzone. Tanto vale tentare il tutto per tutto e proporla al Festival. Terzultimi.
Nonno Hollywood – Enrico Nigiotti
Una canzone dedicata al nonno che colpirà dritto al cuore le tardone che la mattina inviano il buongiornissimo caffè nelle chat di gruppo con le amiche. Nelle prime 5 in classifica, purtroppo.
Un’altra luce – Nino D’Angelo e Livio Cori
Siamo di fronte alla quota meridione: prima metà della classifica grazie ai voti di Campania, Calabria e Sicilia.
Soldi – Mamhood
Un guanto di sfida alla Dark Polo Gang. Già nella storia della musica il verso «Scommettiamo che farò più soldi di voi, bitch?». Seconda metà della classifica, ma buone possibilità di tornare l’anno prossimo.
Rolls Royce – Achille Lauro
Questa non abbiamo neanche bisogno di ascoltarla per sapere che il pubblico non è pronto. Si piazzerà nelle ultime 6/7, ma solo grazie ai voti della giuria di qualità composta da Platinette, Alba Parietti e Ambra Angiolini, che per sembrare più contemporanee spareranno dei gran voti a Lauro.
L’ultimo ostacolo – Paola Turci
Una canzone che parla della nightilfe nelle discoteche. Paola, già in lista, superato il buttafuori, deve affrontare un ultimo ostacolo per il free entry: il pr. La tensione si scioglierà solo all’ultimo, quando il saluto di un’amica dall’interno del locale le permetterà di entrare a ufo anche questa volta. Classifica: una posizione a caso tra la 10 e la 18.
Abbi cura di me – Simone Cristicchi
Una canzone che piacerà ai lettori del Caffè di Massimo Gramellini. Anche lei nelle prime 8 classificate.
L’amore è una dittatura – Zen Circus
Lui ama lei, ma lei è una sadica stronza con manie di controllo che gli fa scenate quando si dimentica di mandare la buonanotte prima di andare a letto. Una canzone sugli stereotipi di coppia. Nelle ultime 5 posizioni della classifica.
Le nostre anime di notte – Anna Tatangelo
Lei una prostituta di Castellammare, lui un camionista. Ogni notte, verso le 4, si ritrovano a mangiare una margherita con mozzarella di bufala e una prosciutto e funghi con due coche dalle luride della periferia di Napoli. Una storia d’amore tormentata. Seconda metà della classifica
Cosa ti aspetti da me – Loredana Bertè
Lei lavora in un’agenzia di Milano come creativa, va dal cliente dopo l’ennesima bocciatura, e con tutta la forza che ha in corpo gli urla «Ma tu cosa ti aspetti da me?». La contemporaneità entra finalmente a Sanremo. Una posizione random tra la 12 e la 20. L’Italia non è pronta, Loredana.
La ragazza col cuore di latta – Irama
Una canzone che piacerà tanto a tutte quelle che nel 2018 hanno avuto le prime mestruazioni. Nelle prime 10 classificate.
I tuoi particolari – Ultimo
Una canzone che piacerà tanto a tutte quelle che nel 2018 hanno avuto le ultime mestruazioni. Metà classifica.
Mi farò trovare pronto – Nek
Una canzone che stravolge gli stereotipi di genere: lui non ha la macchina, lei lo deve sempre passare a prendere, ma, mannaggia a lui, la fa aspettare. La prossima volta Filippo, lo promette dal palco, si farà però trovare pronto. Nelle prime 10 posizioni (forse sono finiti gli spazi per le prime 10 posizioni, ma sticazzi) grazie ai voti del movimento #metoo.
Dov’è l’Italia – Motta
L’impegno politico finalmente sul palco. Seconda posizione e nuovo inno congressuale del Partito Democratico. Forse anche premio della Sala Stampa Lucio Dalla.
Musica che resta – Il Volo
Probabile prima posizione. Noia, niente da aggiungere.
Rose Viola – Ghemon
Una canzone che piacerà a tutte le ragazze con i tagli a scodella dai colori esuberanti che penseranno quanto cazzo è un poeta Ghemon. Ultima posizione nella classifica finale.
Parole nuove – Einar
Una polemica inaspettata contro le novità introdotte dall’Accademia della Crusca. Non siamo pronti a scendere il cane: per favore basta con queste soluzioni linguistiche spericolate. Nelle ultime 5 posizioni, perché gli analfabeti funzionali che seguono da casa non capiranno il testo.
Insomma, a Festival concluso tireremo le somme. Per il momento, se volete sbilanciarvi sul serio, ci sono vari modi con cui buttare lì una scommessa. Potreste puntare tutto su Paola Turci confidando nella lobby lesbo, io non scarterei l’ipotesi.
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