Di Paperon de Paperoni non ce n’è uno solo, in Lombardia sarebbero molti i comuni – collocati a cavallo tra la provincia di Milano e quella di Pavia – a indossare l’iconico soprabito rosso e il cilindro nero-blu. A quanto pare sguazzerebbero in un mare di quattrini in quella che è denominata ricchezza dormiente: il capitale non consumato e non investito ma semplicemente depositato in banca.
Sono questi i dati emersi dalla ricerca condotta dal Centro sullo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc Business School – in collaborazione con Ubi Banca – che ha analizzato con scrupolosi occhialetti tondi le ricchezze monetarie e patrimoniali inattive nella nostra Regione.
Basiglio, Rovescala e San Giorgio di Lomellina vi dicono niente? Sono i primi tre per ricchezza dormiente pro-capite. Se si analizzano invece i comuni per stock di ricchezza, a capeggiare in maniera indiscussa nella top 10 abbiamo Arese, con 173 milioni di euro improduttivi, seguito da: Pavia, Brembate di Sopra, Carate Brianza, Cormano, Appiano Gentile, Bresso, Brugherio, Baranzate e Locate Triulzi.
Nella Top 10 provinciale delle ricchezze dormienti non produttive pro-capite, la regina è Pavia (quasi 80mila euro) seguita da: Sondrio (+70mila), Lecco e Como. guardando invece lo stock provinciale, Milano con i suoi 90 milioni guarda tutti dall’alto verso il basso. Seguono Bergamo (+50milioni), Varese, Monza e Brianza, Brescia (45milioni).
«La ricchezza dormiente, ossia non destinata ad usi produttivi, rappresenta un fattore potenziale di sviluppo economico ancora inespresso. Il fenomeno appare di assoluta rilevanza anche in Lombardia, nonostante si tratti della prima regione italiana e della seconda regione in Europa per capacità di generare valore aggiunto» ha spiegato al Sole24ore Andrea Venegoni, ricercatore del Centro sullo sviluppo dei territori e dei settori.
Da questo studio è emerso che le aree densamente popolate da giovani con redditi medio-alti sono più inclini agli investimenti. Insomma, fanno girare l’economia al contrario di chi tiene tutto sotto al cuscino: il risparmio dormiente è infatti dannoso perché non contribuisce né alla crescita della domanda né dell’offerta.
Un po’ di equilibrio figa!
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