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Passino mal di schiena e cervicale che ti bloccano in una morsa mortale per giorni. Passi anche il dolore alla milza che scandisce il ritmo di 10 o più minuti di corsa. Passi l’oppalà che accompagna ogni movimento che contempla alzarsi e svolgere le attività quotidiane. Eravamo riusciti a camuffare anche stanchezza perenne, postumi delle sbornie lunghi 24h e capelli bianchi, nella speranza di sentirci ancora nel fiore degli anni, ma nulla.

L’odore di vecchio, perdincibacco, fa sgamare in pieno il raggiungimento dei 30 anni. A quanto pare, spente le candeline, i più fortunati maturano di testa mentre tutti gli altri si accontentano di farlo solo dal punto di vista del metabolismo. A questo si aggiunge anche l’odore.

Secondo uno studio condotto da José María Antón, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo, l’odore che in genere associamo alle persone avanti con l’età, spunta proprio al compimento dei trenta. La ricerca, però, sottolinea che quest’esalazione è già presente nel nostro organismo e che se non ce ne accorgiamo è perché viene coperta da altri profumi.

All’odore di vecchio, perché è di questo che si tratta, non si scampa: a rilasciarlo è la molecola 2-nonenale, scoperta nel 2012 dal ricercatore Johan Lundström, che è connessa alle alterazioni delle fragranze del corpo, indispensabili in natura per procacciare partner giovani con i quali procreare.

Nel 2019 scopriamo dunque che, nonostante docce e profumazioni esistenti, l’invecchiamento c’è e si sente persino con il naso.

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