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Milano città di paperoni: un ricco su due vive all’ombra della Madonnina

«Nessuno è povero, quando può fare ciò che gli piace quando gli piace!», diceva nel 1952 il signor Paperon de’ Paperoni. Noi che a queste cazzate filosofiche perfette per il buongiornissimo non crediamo affatto, potremmo rispondere: il denaro aiuta a esser felici, stop al televoto.Lo sa bene un super-ricco su due che, non a caso, […]

«Nessuno è povero, quando può fare ciò che gli piace quando gli piace!», diceva nel 1952 il signor Paperon de’ Paperoni. Noi che a queste cazzate filosofiche perfette per il buongiornissimo non crediamo affatto, potremmo rispondere: il denaro aiuta a esser felici, stop al televoto.

Lo sa bene un super-ricco su due che, non a caso, vive nella nostra città. Ad affermarlo a gran voce è il report annuale dell’Inps presentato alla Camera dei Deputati.

L’Istituto sottolinea che i top earner – coloro che sguazzano in piscine ricolme di banconote – sono concentrati principalmente nelle aree urbane del Nord Italia. Nel capoluogo lombardo vive il 54% del top 0,01% in cui si colloca chi guadagna +533mila euro, e il 42% del top 0,1%, ovvero chi prende +217mila euro annui.

Roma si piazza solo in seconda posizione con percentuali che non raggiungono il terzo di quelle milanesi.

«L’aumento della concentrazione dei top earners nella provincia di Milano man mano che si sale nella distribuzione del reddito è un fenomeno significativo e offre spunti di analisi sulla concentrazione geografica del reddito e le sue implicazioni sull’agglomerazione di competenze qualificate e imprese produttive in pochi centri distribuiti in maniera fortemente disomogenea sul territorio nazionale», spiega l’Inps.

Oltre alle differenze abissali dal punto di vista del territorio, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico mette l’accento su «come all’aumentare dei percentili lungo la distribuzione dei salari la quota di donne diminuisce in modo drastico: nel top 10% tale quota si attesta al 23%, nel top 1% si scende al 15% e nel top 0,01% la percentuale di donne è solo del 7,5%». In pratica, a portare a casa la pagnottona – perché non si parla di spicci – sono principalmente gli uomini.

In ultimo, il rapporto sottolinea l’aumento rilevante nel tempo della soglia necessaria per entrare nel top 0,1% e, soprattutto, nel top 0,01% della popolazione dei lavoratori. Per quest’ultimo la soglia è passata da 220.000 euro nel 1978 a 533.000 euro nel 2017 (+242%).

In soldoni? «Ciò suggerisce come negli ultimi decenni la concentrazione degli alti redditi abbia caratterizzato in modo rilevante anche il nostro paese», chiarifica Tridico.

Credit immagine copertina

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