Ghe n’è mingha de ruera: perché, come suggerisce il nome del progetto di cui vi raccontiamo, non si butta via niente. È questo l’obiettivo di aziende, negozi, botteghe, scuole e organizzazioni no-profit che hanno deciso di creare microreti in modo da raccogliere quotidianamente le eccedenze alimentari, per poi donarle ai più bisognosi.
Per facilitare il compito, il Centro per il servizi al volontariato città metropolitana (Ciessevi) ha realizzato una mappatura di tutte le piccole realtà partecipanti che si stanno altruisticamente unendo e mobilitando, seppur senza grandi mezzi e magazzini. Alcuni esempi? La scuola primaria Aldo Moro di Canegrate, che, in collaborazione con la Caritas, aiuta le famiglie meno abbienti del circondario; la Cucina sociale Beteavon specializzata in raccolta di cibo Kosher; il Tavolo delle povertà di Cinisello e la Comunità di Quintosole, casa alloggio per i malati di Aids.
«Panettieri, pasticceri, lattai, fruttivendoli, trattorie, minuscoli punti vendita di zona saranno i protagonisti. Loro cederanno quegli alimenti che non potendo essere stoccati risultano invendibili ma che possono essere ancora mangiati, e che raccolti a fine giornata da volontari saranno subito distribuiti a destinatari bisognosi, individuati e conosciuti» – racconta il presidente Ciessevi Milano Ivan Nissoli, coordinatore del progetto – «Cerchiamo di raccogliere esperienze e storie di cittadinanza attiva, virtuosa e solidale in un network di scambio di prassi e di apprendimenti reciproci nel solco dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030 ».
Quest’ultimo è stato realizzato in collaborazione con il Milan Center for food law and policy: il centro di documentazione e studio sulle norme e sulle politiche pubbliche in materia di nutrizione.
Bravi tutti.
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