Piazza San Babila o semplicemente San Babila. Questa volta è proprio il caso di dirlo: può piacere o meno, ma da qui si può raccontare un pezzo di storia della città di Milano.
Per il Giargiaturista, abituato a farsi i selfie in Piazza Duomo, San Babila può apparire come un semplice snodo. Importante sì, ma non fondamentale per la metropoli meneghina. D’altronde si trova lì, in fondo alla passeggiata di Corso Vittorio Emanuele II, ai margini del Quadrilatero della moda. C’è una bella fontana e a volte ci suona pure qualche artista di strada con talento. Al limite può valere la pena attraversarla per andare al Lego Store, oppure al Bryan & Barry Building, dribblando il gigantesco cantiere della M4, si intende.
Per alcuni residenti in città i ricordi potrebbero anche evocare qualche viaggio sulla 73 per Linate, una serata al Teatro Nuovo per assistere a uno spettacolo, oppure celebri scene della commedia all’italiana degli anni Ottanta (su tutti Renato Pozzetto, aka Artemio ne Il ragazzo di campagna).
San Babila in realtà non è solo questo. Partiamo dal nome, chiaramente legato alla Basilica omonima presente nella piazza. La costruzione della chiesa risale agli ultimi decenni del secolo X. La stessa è intitolata al santo che viene venerato come protettore della purezza e castità sacerdotale.
Davanti alla chiesa si erge la Colonna del Leone, di origine ignota e probabilmente risalente all’epoca tardo medioevale. Fu danneggiata dai bombardamenti del 1943 e restaurata completamente nel 1986. Diciamo che anche di questi tempi risulta necessaria qualche manutenzione, visto che sono ricomparse le impalcature attorno al monumento.
Finito il momento Superquark, è giunto però quello di raccontare gli aspetti più controversi della storia della piazza.
L’urbanizzazione risulta notevolmente influenzata dal ventennio fascista. Su tutto basti citare l’edificazione nel 1937 del primo grattacielo di Milano, la Torre Snia Viscosa (o Torre San Babila). Per ben 14 anni rimase il grattacielo più alto di Milano, guadagnandosi l’epiteto, non proprio benevolo, di rubanuvole.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e sino al 1969 Piazza San Babila è stata più o meno quello che è ora: un ritrovo per la Milano bene, dove fare acquisti o sorseggiare un aperitivo nei locali più alla moda (all’epoca il bar Motta, il Pedrini e il Gin Rosa).
In pieno periodo sessantottino invece divenne terreno di cruento scontro politico, in quanto la zona era roccaforte di gruppi di giovani di estrema destra riconoscibili dall’abbigliamento (RayBan, stivali a punta e giacche di pelle nera): i Sanbabilini. Gli scontri con i gruppi opposti di estrema sinistra furono veramente violenti in quel periodo. Il cinema registrò questi tragici avvenimenti mediante la pellicola San Babila ore 20: un delitto inutile, film del 1976 del regista Carlo Lizzani.
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta le tensioni progressivamente si smorzarono e la piazza tornò all’antica funzione di luogo di ritrovo e snodo della vita del centro cittadino.
Nel 1981 avvenne qui un evento storico per la sociologia milanese: l’apertura del primo Burghy, all’angolo con corso Europa. Prima che per gli hamburger, questo locale divenne il principale punto di riferimento dei Paninari. Con il loro outfit costituito da scarpe Timberland, giubbotti Moncler, abbronzatura artificiale e pettinatura mullet (capelli lunghi dietro, ma corti davanti), i Paninari segnarono l’avvento dell’epoca della Milano da Bere per come la conosciamo oggi. All’insegna del disimpegno politico e dove la contrapposizione non si basava più sull’ideologia ma sulla netta contrapposizione tra sottoculture giovanili (che vedeva i Paninari scontrarsi ad esempio con i Metallari e con i Dark).
In San Babila, la politica – quella più parlamentare a dire il vero – tornò prepotentemente sul palcoscenico, anzi sul predellino dell’auto di Silvio Berlusconi. Qui, il 18 novembre 2007, vi fu l’annuncio a sorpresa del lancio di un nuovo soggetto politico (che diventò poi il Popolo Della Libertà), in contrapposizione all’allora governo in carica guidato da Romano Prodi.
Insomma, avete capito. Le piazze di Milano non sono lì per caso. Sono luoghi testimoni dell’evoluzione della società e custodi di vicende che vanno almeno conosciute.
Anche solo per stupire la tipa (o il tipo) che state broccolando. Ora che sapete tutte ‘ste cose, dategli appuntamento in San Babila!
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