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Correva su per giù l’anno 2012 e per me era la prima volta ai mercatini di Natale di Merano. La colpa, ovviamente, è di una donna. La stessa che poi, qualche anno dopo, sarebbe diventata mia moglie.

Già, perché quando per il tuo compleanno la tipa ti regala un weekendino prenatalizio niente male terme comprese, che devi fare? Ti senti l’uomo più felice e fortunato del mondo. Punto e basta.

Visto che sono un Giargiana Doc decisi di non prendere l’auto, ma di viaggiare in treno. Non ero un antesignano di Greta THUNberg, ma semplicemente un pirla che in quel periodo non aveva nemmeno la macchina a Milano. Lei non lo sapeva ancora, ma ero uno dei primissimi clienti del car sharing. Un servizio che con poco sbatti di tempo e denaro faceva molto figo usare in città solo quando ne avevi bisogno. Sì, ma per due giorni Milano-Merano potevi vendere un rene.

Ovviamente l’ho buttata sul romanticismo. Amore avremo più tempo per goderci il viaggio e ci sono degli splendidi paesaggi lungo l’Adige, le dicevo con aria fiera. In realtà abbiamo dovuto prendere ben tre treni. Prima da Milano a Verona, poi da Verona a Bolzano e, infine, finalmente il regionale per Merano. In mezzo coincidenze, ritardi e i soliti vagoni affollati.

Eccoci qui, con i trolley da trascinare sulla neve fino all’albergo. Chissene direte voi. Sei in vacanza con la persona che ami, che vuoi di più?

In effetti l’atmosfera nella Merano di inizio dicembre è molto suggestiva. Le luci, le montagne vestite di bianco, i camini accesi, le musichette natalizie e, soprattutto, le lunghe file di casette di legno. Bancarelle dove puoi trovare di tutto.

Io, interessato a tutti i baracchini spacciatori di cibo tipico: bretzel, speck, canederli, gulasch e strudel di mele. Un tripudio di sapori sudtirolesi accompagnati dai vini rossi altoatesini. 

Lei, la mia dolce metà, invece aveva occhi solo per addobbi natalizi di ogni genere: dalle palline per l’albero alle statuine per il presepe, passando per oggetti artigianali, sculture, collanine e souvenir vari. In un mood di zampogne e Jingle Bell. Non la senti La magia del Natale, diceva?

In realtà, man mano che ci si avvicinava alla sera la cosa che più sentivo era il freddo. Pungente da entrare nelle ossa. Il calore umano non bastava più. Serviva un vin brûlé al baracchino degli Alpini. Bollente, profumato e servito nella tazza brandizzata dei mercatini che, se vuoi, lasciando la cauzione, ti puoi portare a casa.

Oppure un bel giretto alle terme: idromassaggio, sauna e bagno turco e passa il freddo e la paura. Con una vasca esterna spettacolare. Peccato che quando è giunto il momento di recuperare le ciabatte mi sono accorto che me le avevano zanzate.

Smadonnamenti a parte, il relax e l’atmosfera fanno venire fame, e nel centro di Merano si possono trovare tanti ristorantini e birrerie interessanti. Uno stinco di maiale con crauti, accompagnato da un boccale di bionda Forst non ce lo leva nessuno. Anche la colazione del giorno dopo si rivela TOP, con prodotti tipici e un succo di mele spettacolare.

Già, ma per smaltire tutto questo eccesso di calorie meglio darsi da fare sulla pista di pattinaggio. Il gelo della notte ha reso il ghiaccio scorrevolissimo. Convinto di possedere la grazia di Carolina Kostner – campionessa olimpica originaria di queste zone e molto famosa all’epoca – mi lascio andare a evoluzioni che terminano regolarmente con un grosso tonfo e un violento urto del mio fondoschiena sulla pista.

Tra dolori e lividi vari ci accorgiamo che è arrivata l’ora di andare a recuperare i bagagli e tornare a Milano. Qui la triste sorpresa. I pensierini di Natale acquistati dalla mia fidanzata non stanno nei trolley e vanno portati a mano. Taxi?

Dai andiamo a piedi in stazione così facciamo un ultimo giro alle bancarelle. Carico come un mulo da soma inizia così il viaggio di ritorno. Amore, se ci torniamo però in macchina eh…

Bhe ormai l’avete capito. L’esperienza ai mercatini di Merano mi ha segnato profondamente. Ci penso ogni giorno, tutti i giorni della mia vita, già la mattina presto. Sono pazzo, secondo voi?

In realtà la tazza dove bevo il latte è proprio la stessa del vin brûlé degli alpini di tanti anni fa. Viaggio in treno a parte, di quel Natale 2012 conservo proprio un gran bel ricordo!

Credit Immagine di Copertina

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