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Per tutti quelli che si sono fermati al titolo correndo a chiedere il trasferimento nel paese dei balocchi alla propria azienda, consigliamo di mettere un freno all’entusiasmo e ri-mettere sotto al materasso i quattro spicci da parte. È vero che dal 1° gennaio 2020 in Svizzera il tempo impiegato nel tragitto casa-ufficio dagli impiegati pubblici potrà rientrare nell’orario lavorativo, MA ci sono ovviamente dei ma. Nessuno ti dà nulla gratis, diceva il saggio.

Partiamo dal fatto che questa rivoluzione si deve all’approvazione della richiesta di modifica del Lavoro mobile nell’Amministrazione federale avanzata nel 2019 da 4 sindacati. A pari passo con il sì, sono arrivate delle condizioni che subito vi faranno dire, come ai bei tempi dell’asilo, “E ma così non vale!”.

Prima punto: scordatevi di ronfare a bocca aperta con la testa ciondoloni, leggere un buon libro, spettegolare, fare acquisti online e insultare non-stop le ferrovie. Nel famoso tragitto in questione bisognerà lavorare, svolgendo le mansioni previste dal proprio contratto (rispondere alle mail ecc…).

Secondo punto: la possibilità di svolgere i propri compiti durante il tragitto è facoltativa, ovvero, dipende tutto se al capo gira bene. Insomma, deve esserci l’approvazione da parte del proprio superiore.

Terzo punto: bisogna essere in grado di svolgere la propria tipologia di lavoro. La durata e le condizioni del trasporto ve lo devono rendere possibile.

Come ha dichiarato Anand Jagtap dell’Ufficio federale del personale, la nuova direttiva è figlia dell’evoluzione tecnologica che oggi ci fa stare connessi anche mentre facciamo la doccia. Ah no, questo lo abbiamo aggiunto noi. Non è forse così?

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