Avete presente il film Gli uccelli di Alfred Hitchcock? Ecco. Quel terrore che nella pellicola scaturiva dalla follia di gabbiani e corvi, in me nasce appena mi trovo davanti un piccione. Ciccioni, spelacchiati, zoppicanti, deperiti: qualsiasi sia il loro aspetto, appena il mio radar ne individua uno a meno di cinque metri, inizio a sudare freddo. Dai, non fatemi sentire una outsider. So di non essere l’unica rincoglionita ad avere questa fobia.
Allora, prima di snocciolare riflessioni psicologiche sulle origini di questa repulsione, sappiate che sono già a conoscenza del fattaccio alla base del mio terrore. Alla fine degli anni ’90, quando ero ancora un’acerba ragazzina delle medie, mi recai con un gruppetto di amiche in centro. Tutte felici e attrezzate con salopette, magliette della Onyx e qualche Buffalo. Mentre passeggiavamo allegramente in Piazza Duomo, improvvisamente, un piccione si alzò in volo e disgraziatamente si incastrò nei capelli di una delle mie compagne. Panico. Nella mia mente rivedo lei che si dimena chiedendo aiuto, con le zampette malefiche dell’orrendo animale incastrate tra i capelli. In qualche modo riuscì a liberarsi della bestia che volò via, ma evidentemente da quel momento dentro di me qualcosa è morto, o meglio, è nata una fobia che negli anni non ha fatto altro che acuirsi.
A terrorizzarmi è soprattutto il momento in cui i maledetti prendono il volo, con quel loro orrendo sbattere d’ali sgraziato e chiassoso. Ahimé, non sono più in grado di attraversare Piazza Duomo, né Piazza San Marco, né qualsiasi altra piazza al mondo sotto il monopolio dei piccioni. Cioè tutte. Belle eh, ma mi limito a guardarle da lontano e circumnavigarle. Quante figure di merda ho fatto, negli anni. Urla improvvise, deviazioni assurde. Una volta non sono riuscita a uscire da un portone perché sulle scale c’era un piccione che mi osservava, menefreghista e immobile. Se ne sbatteva altamente delle mie paturnie, ‘sto infame maledetto.
Comunque, spulciando su Internet, ho realizzato di non essere sola in questa guerra. Anzi. Secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità una donna su tre ha ammesso di avere paura dei piccioni, mentre il 3% della popolazione presenta una fobia specifica legata agli uccelli, meglio definita come ornitofobia. Chi ne soffre non prova solo repulsione nei confronti dei volatili, ma vero e proprio terrore, con tanto di tachicardia, nausea e sudore freddo. Ecco.
Che poi solo a me pare che nel tempo i piccioni si siano imbruttiti? Anni fa appena muovevi una mano per cacciarli, volavano via spaventati. Adesso non ti cagano nemmeno di striscio. Tu sei lì che sventoli mani e piedi e questi si fanno i cazzi loro, avvicinandosi senza alcun pudore. Quasi con aria di sfida. Qualche giorno fa sono uscita con un’amica per bere una roba e ci siamo accomodate all’esterno di un bar. Mentre lei mi raccontava delle sue vacanze, io me ne stavo in fissa col piccione che ci girava intorno, puntando le briciole. Appena ci siamo alzate, il bastardo è volato sul nostro tavolo a divorarsi gli avanzi. Triplo orrore.
Chi esce con me ormai sa bene di doversi immolare appena spunta un piccione. Sa che appena ne percepisco la presenza mi dimentico di tutto il resto, mi aggrappo al malcapitato e lo uso come scudo umano nel caso l’animale dovesse iniziare a volare malamente, come solo lui sa fare. Quante occhiatacce perplesse mi sono beccata, negli anni. Ma del resto, oh, cazzo posso farci?
Oh chiaro, ci sono anche delle terapie che aiutano a migliorare la situazione. Ad esempio gli psicologi consigliano di misurare il limite della paura, cercando di capire a quanti metri il piccione inizia a diventare una minaccia. E una volta capito, consigliano di provare ad avvicinarsi un po’, per ridurre un minimo il sopracitato limite. Gli psicologi lo consigliano, chiaro. Ma non mi sfiora nemmeno l’idea di provarci, per carità. Manco morta.
Comunque i picciono non sono solo parecchio imbruttiti, ma pure dannosi. In Lombardia è stato pubblicato un decreto per eliminarne 20mila, dal 20 settembre 2020 al 20 gennaio 2021, perché creano danni ai campi di frumento, girasole, mais, orzo, pisello, riso e soia. Inoltre portano malattie e non fanno bene agli allevamenti. In Lombardia, quindi, sarebbero stati assoldati cacciatori che hanno il compito, appunto, di eliminarne un bel po’. Con buona pace degli animalisti.
Raga, lo so. Non è bello rallegrarsi della dipartita di un animale, per quanto brutto sia. E infatti non li vorrei vedere sterminati, ma sarebbe bello se magari migrassero tutti in un’isola lontana, e mi lasciassero in pace. Così potrò riprendermi la bellezza di girare per Piazza Duomo. Senza più gridolini, fughe improvvise e sbattimenti. Ok?
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