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Scrivere un pezzo su (Corso) Buenos Aires, ma perchè?

Lo sa anche il più pirla dei pirla che è una nota strada di Milano e si estende dai Bastioni di Porta Venezia sino a Piazzale Loreto, con in mezzo la fermata Lima della rossa. Insomma, è un'arteria che collega il centro del mondo con la Giarg... ehm con la Brianza, attraverso una lunga, continua e perenne coda di veicoli.

Non senza polemiche, recentemente la carreggiata è stata ristretta per fare spazio a piste ciclabili abitualmente frequentate da fenomeni sfreccianti in monopattino, rider con bike a pedalata assistita e improvvisate guide turistiche in risciò. 

La caratteristica di Corso Baires -  ci piace abbreviarlo così - è quella di essere una delle principali vie dello shopping. Per dirne una, spesso ci girano i servizi di Studio Aperto il primo giorno di saldi. D'altronde è un continuo alternarsi di negozi storici e store dei più noti brand, ahinoi con una sempre più netta predominanza della parte globalizzata. Pensate che l'intera zona viene ormai definita come il più grande centro commerciale a cielo aperto in Europa. 

Ok, e fin qui son capaci tutti, ma il vero Imbruttito non si accontenta di una descrizione for dummies che potrebbe snocciolare, senza sbattersi troppo, uno studente delle medie in gita a Milano mentre si sbrana un doppio cheeseburger al McDonald's di Piazza Argentina, si intende. 

Fermi tutti, avete detto Argentina? Buenos Aires non è la capitale dell'Argentina? 

Proprio così. Non è affatto una casualità che nei toponimi di questa zona di città ricorrano alcuni riferimenti all'America Latina. Dovete sapere che in occasione dell'Esposizione Internazionale del 1906 che si tenne a Milano, la via fu oggetto di un'operazione di rebranding.

Lo storico nome era infatti Corso Loreto, poiché nelle vicinanze sorgeva una chiesa dedicata a Santa Maria da Loreto. Il sindaco di allora, il sciur Ettore Ponti, anche considerando che il tema dell'EXPO erano i trasporti, voleva promuovere un’immagine più internazionale della città. La volontà era di commemorare la copiosa immigrazione di italiani nei paesi sud americani. Da lì nacque ufficialmente il nome Corso Buenos Aires. 

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Ai tempi il Passante non esisteva e il Corso era attraversato dai treni. Sino agli anni Trenta il ponte ferroviario all’altezza di Viale Tunisia determinava anche un cambiamento d’arredo urbano della via. Il tratto iniziale era tutto pettinato e alberato con pianticelle. Dopo il ponte fottesega, strada più stretta e senza green

Un'altra particolare suddivisione era quella che vedeva sul lato est del Corso costruzioni abitate dalla borghesia milanese, mentre sul lato ovest il quartiere era decisamente più popolare. 

Gli scavi della metropolitana iniziarono nel 1958, facendo fermata alle già menzionate Porta Venezia, Lima e Loreto. Da quel momento iniziò il vero periodo di boom del Corso. Per il suo sviluppo in linea retta, la sua lunghezza di circa 1.600 metri e la varietà di esercizi commerciali, Corso Buenos Aires viene spesso paragonato alla Fifth Avenue di New York.

Sul suo percorso vi sono più di 350 esercizi commerciali di varia tipologia, con una media di centomila persone al giorno che vi transita.

Corsi e ricorsi storici: nel 2009, in occasione dell'assegnazione a Milano dell'Expo 2015, lungo Corso Buenos Aires si sono svolti i festeggiamenti con la Victory Parade, su imitazione newyorchese. 

No, non stiamo facendo i ganassa. Se l'accostamento con una delle vie più famose della Grande Mela vi sembra troppo azzardato, allora dovete sapere che il district di Porta Venezia, di cui Corso Baires è indubbiamente la parte più nota, nel 2020 è stato inserito dalla rivista britannica Time Out tra le quaranta zone più cool del pianeta. Unico indirizzo in Italia, il quartiere è stato definito come icona dell’inclusività, un emblema della capacità di reagire positivamente e tutti insieme alle difficoltà.

Qualche altra curiosità?

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Partiamo dall'inizio. Proprio al civico 1 di Corso Buenos Aires sorge Palazzo Luraschi che, da fuori, si mostra come un imponente edificio con pregevoli finiture e alcune attività commerciali al piano strada. Una chicca: con i suoi sei piani, è stato il primo edificio di fine '800 a violare la servitù del Resegone, normativa che limitava l'altezza dei palazzi al fine di non deturpare il panorama e consentendo la vista delle montagne lombarde (proprio uguale allo skyline attuale, no?).

In verità Palazzo Luraschi è anche uno scrigno che si schiude quando il portone è aperto e il custode vi concede di buttare l'occhio per dare uno sguardo al cortile. Dovete sapere che su questo terreno sorgeva il Lazzaretto, ossia il luogo che fino alla celebre epidemia di peste del 1629 narrata dal Manzoni, serviva per isolare gli ammalati. In onore di questo passato triste, ma glorioso, il cortile è decorato con dodici medaglioni in cotto rappresentanti i personaggi dei Promessi Sposi

Sbirciando Wikipedia e risalendo il Corso vi segnaliamo ulteriori building degni di nota: al civico diciannove un edificio in stile neoclassico risalente a fine Settecento; al numero 33 il Teatro Puccini (sede della compagnia teatrale del Teatro dell'Elfo). Sul lato opposto invece, all'angolo con le vie Broggi e Redi, il Palazzo Argentina, costruito dal 1947 al 1949 su progetto di Piero Bottoni e Guglielmo Ulrich.

Insomma Imbruttiti, ci siamo fatti insieme una bella vasca su e giù per Corso Buenos Aires, attraversando anche i secoli. Pensateci un pochino la prossima volta che vi troverete  imbottigliati nel traffico, oppure quando gli inviati di Studio Aperto vi chiederanno notizie sul vostro budget per i saldi!

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