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Quando si parla di Milano si pensa, ovviamente, al fatturato. E fortunatamente; al di là di tutti i problemi che la nostra City può avere, la mancanza di grana sicuramente non è tra questi. La conferma è arrivata dalla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, durante l’annuale incontro dedicato alla presentazione del rapporto Milano produttiva. Il pres Carlo Sangalli ha tirato le somme, sottolineando come la crescita economica ha nell’export, nel manifatturiero, nei servizi e nell’e-commerce i suoi settori trainanti: “Nel 2021 abbiamo registrato un aumento del fatturato delle nostre aziende pari al 6,6%, recuperando 11,5 miliardi di euro a fronte degli oltre 14 persi nel 2020, eguagliando quasi i livelli pre Covid: si tratta di un dato superiore a quello fatto registrare da molte altre economie avanzate dell’eurozona, merito della determinazione dei nostri imprenditori”.

Ma il dato che davvero salta all’occhio e ci fa essere orgogliosi è la crescita del 21,6% delle aziende trainate da imprenditori under 35. Merito del mindset milanese, chiaro.
Positivo anche il saldo tra aziende aperte e chiuse: oltre 17 mila quelle nate nei primi sei mesi del 2022, a fronte delle 12mila chiusure: il risultato è un incoraggiante +4956. Ovviamente a trainare è il capoluogo, che da solo ha fatto segnare 4.273 nuove aperture. Taaac.

Vola l’export, cresciuto del 16,2% rispetto al 2020 e del 3,2% anche rispetto al 2019: “I primi tre mesi del 2022 confermano il rialzo, con una crescita del 22,6% rispetto all’anno scorso — continua Sangalli — L’espansione degli scambi con l’estero ha rappresentato un fattore vitale per l’area di Milano, confermata dal grande successo di eventi come il Salone del mobile e la settimana della moda”.

Alle grandi luci, però si affiancano inevitabilmente anche delle ombre: il divario sempre più grande tra ricchi e poveri, delle paghe spesso da fame, il gender pay gap e la disoccupazione giovanile. Chi guida imprese, chi non riesce nemmeno a lavorare. Milano a due facce, as always.

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