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In centro a Milano c’è un bar dove il caffé costa ancora 1 euro. Ed è gratis per chi sa il dialetto

"So che diversi colleghi l’hanno rincarato di 10 o 20 centesimi, e posso capirli in tempi di inflazione, ma il caffè garantisce ancora una discreta marginalità. In fin dei conti è anche un rito sociale, una pausa dal lavoro, una scusa per darsi appuntamento: meglio non speculare sui riti. La gente ha apprezzato"

Incredibile ma vero, in centro centro a Milano esiste un piccolo bar che fa pagare il caffé ancora un euro. Cioè non uno e venti, uno e cinquanta o di più. Solo un tondissimo euro. Parliamo del Domm, in Via S. Marco 23, perpendicolare di Via della Moscova. Il locale è stato rilevato nel 2013 da Roberto Vavassori, intervistato recentemente dal Corriere della sera proprio a proposito dei prezzi, mantenuti super onesti anche in una zona così centrale, in un periodo in cui si alza qualsiasi cosa. Non solo: per chi sa (molto bene) il dialetto milanese, è possibile che il caffé sia gratuito.

Come? “Giocando — ha spiegato al Corriere il Vavassori—. Ogni giorno, appena apro, scrivo sulla lavagnetta una parola in dialetto: chi ne indovina il significato vince un caffè. Un’idea ispirata anche dalla storica cliente Paola Cavanna, che scrive poesie in dialetto e che lo insegna”. Se siete di quelli presi bene col dialetto, ocio che azzeccare non è così easy. “Termini popolari come cadrega li evito – ha spiegato il proprietario – Magioster?” chiede. Un check: significa fragole. “E la magiostrina? È il cappello di paglia che usavano le ragazze per andare a raccogliere le fragole”. Insomma, conviene portarsi dietro i nonni o i vecchi zii che ancora parlano in milanese, quello vero. Ma alla fine il senso dei quiz è una bonaria operazione di marketing, formula per “creare rapporti, conoscersi consumando chiacchiere oltre che bevande e cibo” e fidelizzare la clientela. Ci sta.

“Ma una volta ho mentito… – ha confessato il Roberto nell’intervista – perché la parola del giorno era losch, che significa strabico, almeno finché non entra una ragazza con strabismo di Venere: le ho detto che losch sta per losco, un tipo losco”. Non solo indovinelli ma anche proverbi, uno in italiano e l’altro in milanese, che troneggiano sulle lavagnette della caffetteria: “Chi ciappa tuscoss per òr colaa, presto o tardi el se troeuva ingabolaa”. Dai, questa è facile, non ve la traduciamo nemmeno. Al Domm si servono circa 200 caffé al dì, tutti a un euro. Why? “So che diversi colleghi l’hanno rincarato di 10 o 20 centesimi, e posso capirli in tempi di inflazione, ma il caffè garantisce ancora una discreta marginalità. In fin dei conti è anche un rito sociale, una pausa dal lavoro, una scusa per darsi appuntamento: meglio non speculare sui riti. La gente ha apprezzato e mi fa i complimenti”.

Ma i prezzi sono cheap per tutto. Tipo, cappuccino e brioche a 2 euro e 50 cent. “Un anno fa ti avrei fatto 2 euro. C’è un altro motivo per cui ho tariffe più popolari… anche a pranzo” ha spiegato il titolare, precisando che no, non c’entra assolutamente l’abbassamento della qualità. “Innanzitutto è l’unico bar della zona che non ha la cucina, mi rifornisco da imprese di catering. Il menu completo vale 13 euro: primo, secondo, acqua e caffè. Poi, ed ecco la vera regione, questo locale veniva da gestioni complicate, era poco frequentato: dicevano sarei durato massimo sei mesi. Be’, il prossimo dicembre festeggio il decimo anniversario“.

Della serie “squadra che vince non si cambia”.

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