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Ansia, stress, depressione: lavorare in banca per i lombardi non è più un sogno, ma un vero incubo

Una volta lavorare in banca era un big goal, oggi invece è un peso. A rivelarcelo è uno studio della Federazione autonoma bancari italiani. Risultato? Male malissimo.

Una volta lavorare in banca era un big goal, o almeno lo era secondo i nostri vecchi e di conseguenza anche un po’ per noi. Un posto fisso, stipendio buono, possibilità di fare carriera. Ma oggi è ancora così? No, mancoperilcaz*o per dirla con un francesismo. Lavorare in banca, soprattutto per chi vive in Lombardia, è una fonte di stress notevole. L’avreste mai detto? A rivelarcelo è uno studio della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, che nell’ultimo semestre ha coinvolto 5mila lavoratori del settore in tutta la regione per fare un check del loro stato mentale. Risultato? Male malissimo.

I dipendenti di banca della Lombardia non sono mica felici. Dallo studio è emerso che il 44% dei bancari che lavorano nella regione soffre di disturbi del sonno e di ansia. Ma perché? “L’impiegato si ritrova tra l’incudine e il martello – spiegano dal sindacato -. Da una parte i manager, con contratti sempre più brevi, che hanno come unica missione fare budget nel minor tempo possibile e che continuano a fare pressioni sui dipendenti. Dall’altro i clienti da coinvolgere, consigliare, a cui vendere a tutti i costi un prodotto, spesso non del tuto attinente alle attività di una banca”. Oddio, c’è da dire che questa notizia non è che ci faccia spalancare la bocca dalla sorpresa eh. Sembra l’ennesima prova di quanto le ambizioni stiano cambiando, di quanto la vita dedita al lavoro non sia più vista come un modello a cui aspirare ma un pericolo da evitare. E di quanto chi si trovi già all’interno della ruota desideri uscirne, ritrovare armonia, serenità, soddisfazione. Postumi della pandemia? Anche.

E va detto che il malessere riguarda tutti i bancari eh, dai commerciali ai quadri direttivi, nessuno escluso. Ansia, depressione e stress organizzativo. A pagarne le conseguenze, fa sapere la Fabi di Lodi, come riportato dal Corriere, sono i lavoratori senior che operano nel settore da più tempo e hanno tra i 40 e i 60 anni. Troppa pressione, troppo lavoro, troppe aspettative. Riunioni a pioggia, obiettivi da raggiungere velocemente, pretese altissime, orari assurdi. “Ho avuto una serie di difficoltà personali, problemi di salute seri, legati proprio al rapporto con il mio lavoro” ha raccontato al Corriere un ex direttore. “Per non aver raggiunto i risultati richiesti dalla banca, sono stato allontanato dalla mia filiale, finendo in un’altra a diversi chilometri di distanza. Una situazione per me insostenibile perché di notte non dormivo. Ho dovuto chiedere un aiuto ai medici che mi hanno diagnosticato un burnout (sindrome legata allo stress lavoro-correlato, che porta il soggetto all’esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi, ndr), che ora mi costringe a prendere psicofarmaci e ansiolitici. Sono entrato in banca che ero un ragazzo, ora sono quasi in pensione, ma il settore oggi è completamente cambiato, irriconoscibile”.

Quelli di Fabi vogliono impegnarsi per migliorare la situazione negli istituti bancari. “Il clima che i dipendenti sono costretti a vivere è diventato insostenibile”. Raga, banchieri tra di voi che ci vogliono dare un feedback?

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