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Quando qualche minimalista metropolitano snocciola il motto "less is more", i pochi neuroni attivi che mi sono rimasti frizzano come un prosecco e nella mia mente compare Il ragazzo di campagna, nella scena in cui il mitico Renato Pozzetto - Taaaac - visita un monolocale più mono che mai. Lui crede di essere nell'ingresso, ma l'agente che lo accompagna precisa che lo spazietto in cui si trova è "Ingresso, soggiorno pranzo, letto, cucinotto e water closed", il tutto per la modica cifra di un milione e mezzo di vecchie lire (nel 1984 lo stipendio con cui campava una famiglia, ndr.) più varie ed eventuali previsioni di spesa e il divieto di organizzare ricevimenti e congressi. Ok, ve la ricordate tutti.

Robe d'altri tempi? Ma va, tutto attualissimo anche quarant'anni dopo. Basta dare un'occhiata ai siti di annunci per trovare in vendita ancora a Milano almeno una cinquantina di monolocali intorno ai 20 metri quadrati, talvolta meno. Sono quelle che chiamo "sofferte immobiliari", perché generano sofferenza sia a visitarli, sia al pensiero di doverci vivere, sia ad ascoltare le vacue iperboli che ti propina l'agente immobiliare di turno a suon di: "particolare", "suggestivo", "essenziale", "curioso"... ma anche "pied-à-terre", "intimo", "investimento" (che poi vuol dire che lo affittano a studenti o, ancora meglio, a turisti di passaggio).

Tutto sulla soglia dell'illecito, visto che il regolamento edilizio del Comune di Milano definisce abitabili (da una persona sola) i monolocali di almeno 28 metri quadrati. Tutto pronto a diventare lecito con il decreto "Salva-casa" da pochi giorni entrato in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Se l'iter procederà come sembra, saranno modificati i requisiti minimi necessari oggi per ottenere l’abitabilità: altezza (2,70 che possono scendere a 2,40 in corridoi, bagni e ripostigli) e la superficie di almeno 28 metri quadrati potrebbe scendere a 20. Non a caso è già stata ribattezzata la norma "Salva Milano".

Così, quel buco di 18 metri non lontano da Corso Lodi, "sito al pian terreno con affaccio su patio interno, in uno stabile medio signorile" vedrà schizzare in alto le sue quotazioni già non bassissime. Poi si sa che a Milano le pezzature piccole sono le più ricercate, mentre a parer mio in certi casi dovrebbe essere ricercato il proprietario che li ha messi in vendita. Reato? Non possiamo definirlo certo un furto... forse una rapina a mano guantata. Naturalmente, non è il solo pacco in giro: ci sono 20 metri quadrati in corso Genova a 295 mila euro e due mono da 20 metri quadrati l'uno a 250mila euro l'uno, sempre non lontano da Porta Romana. Sarà che qui hanno la loro sede molti brand del lusso... fatto sta che il mercato è tiratissimo.

Battute a parte, è legale vendere queste metrature? La data che ha fatto la differenza è stata finora il 18 luglio 1975, quando entrò in vigore il decreto ministeriale sulle norme igienico sanitarie. Quindi, recitano in coro i notai, "se l’immobile di cui si propone la vendita è nello stesso stato in cui si trovava PRIMA del 18/7/75 si può vendere e abitare". E se non era possibile dimostrare che la casina fosse così in origine (ad esempio, è il risultato della divisione di una casa più grande, oppure aveva il bagno fuori e adesso è dentro) sono c****: per il Comune non sarebbe stata abitabile. Vediamo che cosa succederà con la norma Salva-casa...

Che comunque, poi, "a casa mia faccio quello che voglio" e "tanto a casa ci vado solo per dormire", "c**** vogliono sti studenti?! Quanto spazio ti serve per studiare?! Va a dormire in tenda al politecnico e poi mi dici...". È così, siamo la città del Negroni sbagliato, della veranda condonata e dell'accoglienza!

 

Autrice: Daniela Faggion

 

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