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Parliamo di Tari: Milano (strano ma vero) non è la città più cara d’Italia

Ci sono molte differenze tra le città per quanto riguarda la tassa sui rifiuti.

Parliamoci chiaro: la Tari è un po’ come l’aperitivo in Moscova — costosa, a volte indigesta, e raramente giustificata. Ma stavolta, i numeri fanno girare la testa più di un Negroni Sbagliato: in Italia, il costo della Tari cambia di brutto tra Nord e Sud, e non sempre il prezzo alto significa “servizio deluxe”. Anzi.

Secondo i dati della Uil, nel 2024 Pisa si aggiudica l’infausto primo posto per il tributo più salato, mentre a Roma riescono addirittura a superare Milano. E se state pensando: “Eh, ma magari lì hanno la raccolta porta a porta pure per il vetro da bollicine”, bè, perché non è proprio così. Nel 2024 la Tari è ‘costata’ alle famiglie italiane 337,77 euro, i pisani invece hanno pagato 594,85 euro, il 76% in più rispetto alla media del paese. Stica!

A seguire la prima classificata sono: Brindisi con 518 euro; Trapani con 511 euro; Genova con 508 euro; Pistoia con 504 euro; Napoli con 493 euro; Reggio Calabria con 487 euro; Barletta con 485 euro; Siracusa e Asti con 481 euro. Si sta benone a La Spezia, dove la Tari costa solo 170 euro l’anno a nucleo si paga la metà rispetto alla media nazionale. 

Nelle città metropolitane in pole c’è Genova con 508 euro all’anno a nucleo a Genova; segue Napoli con 493 euro; poi Reggio Calabria per 487 euro, Catania con 475 euro, Cagliari 450 euro. La classifica continua con Bari (427 euro), Venezia (364 euro), Torino (357 euro). Chiudono il listone Palermo, dove la Tari costa alle family 345 euro; Firenze e Roma per 326 euro; a Milano per 306 euro

Ma aspè, cos’è la Tari

La Tari è la Tassa sui Rifiuti. Funziona così: i Comuni vi fanno pagare per la gestione della spazzatura — che significa raccolta, trasporto, smaltimento e, in teoria, riciclo. È calcolata in base ai metri quadrati della vostra casa e al numero di persone che ci vivono.

A livello nazionale, le famiglie del Sud e delle Isole sono quelle messe peggio, con una botta media di 388 euro all’anno. Al Nord-Est, invece, si viaggia su una media di 278 euro. Ma il vero colpo basso è quando si confrontano le percentuali rispetto al reddito: al Sud, la Tari pesa per l’1,34% del reddito familiare, più del doppio rispetto allo 0,64% del Nord-Est. E non è che al Nord ci siano meno rifiuti o tutti siano fanatici del compost, eh.

La Uil ci spiega che il problema non è quanti rifiuti produci, ma come li gestisci. Al Sud, mancano impianti moderni per lo smaltimento e il riciclo, quindi tocca spesso affidarsi a soluzioni costose o, peggio, mandare la spazzatura altrove. In pratica: più disorganizzazione, più costi, e chi paga? Noi.

Santo Biondo, segretario della Uil, l’ha detto chiaro e tondo: “È un campanello d’allarme per il Mezzogiorno.” Meno impianti = più spese = un sistema che non funziona. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (sì, quello che doveva sistemare un sacco di cose dopo il COVID) avrebbe dovuto dare una mano anche qui. Ma tra ritardi e burocrazia infinita, i fondi ancora non si vedono, e il Sud rimane al palo. Secondo Biondo, servirebbe una task force seria per aiutare i Comuni in difficoltà, perché aspettare ancora significa peggiorare una situazione già insostenibile.

Se vogliamo tariffe più basse e servizi decenti, l’unica soluzione è investire in impianti moderni di trattamento e riciclo. Non solo farebbe risparmiare le famiglie, ma migliorerebbe anche la qualità del servizio e, già che ci siamo, l’ambiente.

Autrice: Francesca Tortini

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