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buonocore

Se ancora state lì a menarvela sulla crisi del fine dining, fatevi un giro in via Savona e poi ne riparliamo. Langosteria non solo sta in piedi, ma cresce, si espande e diventa sempre più global. E allora la domanda sorge spontanea: ma come fa?

La formula magica di Langosteria

La risposta breve? Langosteria non è mica solo un ristorante, eh.

Enrico Buonocore, fondatore e mente dietro il colosso dedicato all'eccellenza del pesce, lo ha raccontato in un’intervista a Scatti di Gusto, mentre si dirige a St. Moritz per lavorare nel suo ristorante svizzero (ah, la bella vita). Otto milioni di euro investiti, sette di fatturato annuo. Niente male per chi nel 2007 ha aperto il primo locale in via Savona e oggi si prepara a conquistare Montenapo, Porto Cervo, Londra e Miami.

Ma qual è la formula magica?

“Langosteria non è solo una serie di ristoranti dove si mangia e si beve bene, direi molto bene. Langosteria è un club, una community di persone che lavorano per far star bene attraverso il cibo, il bere e l’accoglienza un’altra community: quella dei clienti, che spesso entrano, mangiano, bevono e poi tornano, e ritornano, e ritornano ancora. Perché? Perché sono stati bene. Li abbiamo accolti sempre col sorriso, li abbiamo fatti sentire a casa, ma in una casa bellissima, calda, accogliente, diversa. Molte volte entrare in un ristorante di lusso, stellato o meno, è un’esperienza fredda, rigorosa… direi addirittura 'clinica'. Ecco, noi siamo tutto tranne questo. Siamo un gruppo di persone che assumiamo già con la predisposizione al sorriso, che formiamo al lavoro di gruppo, che organizziamo in una struttura aziendale precisa, con ruoli definiti.”

Non un'osteria, ma un’azienda

Qui niente è lasciato al caso. Buonocore non fa l’oste, ma l’imprenditore. E dal 2015 ha strutturato Langosteria come un’azienda con CFO, Direttore Marketing, Responsabile del Personale e team specifici per ogni locale.

Parigi ha chiuso l’anno con 15,5 milioni di euro di fatturato, e la cosa più incredibile è che Langosteria costa come uno stellato, ma non ha la rigidità di uno stellato. “Molti giornalisti non si spiegano come mai noi ‘costiamo’ come uno stellato pur mantenendo la nostra identità ‘sorridente’ e siamo praticamente sempre pieni. Quando vengono a mangiare in Langosteria, i clienti non si preoccupano di nulla: neanche del conto. Come quando compri una Kelly di Hermès o stappi un Selosse. Il prezzo non è la cosa importante. Oggi siamo lusso.”

Non a caso, Moncler ha investito in Langosteria e ora il brand collabora con big come Arnault per Cheval Blanc a Parigi e con Fendi per il nuovo spot in Montenapo. La direzione è chiara: Langosteria è luxury, ma senza la spocchia del lusso. Altro punto di forza? Le persone. Il 75% dei manager erano camerieri e cuochi. In un altro contesto sarebbero rimasti tali, qui fanno carriera.

"Condividiamo intenti e valori con tutte le mie persone. Oggi l’emozione che ti dà un progetto nuovo è enorme. Io non ho un ristorante… ho una comunità che dà da mangiare a una community di clienti, come ho detto. Intangible value. Valori intangibili. Normale per il mondo del lusso, ma che moltiplicano per 18/19/20 volte il tuo EBITDA e il valore della tua impresa."

Voi ci siete mai stati? Apprezzate?

 

 

Autrice: Francesca Tortini

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