
A Milano l’estate si preannuncia rovente, con temperature fino a 38 gradi e un dato che fa discutere: solo tre piscine comunali all’aperto saranno operative per una città da oltre un milione e mezzo di abitanti. Le uniche strutture accessibili, da questo weekend, saranno la Romano, la Cardellino a Baggio e la Sant’Abbondio in Barona.
Chi resta in città – famiglie, anziani, bambini – si trova ancora una volta a fronteggiare il caldo con pochissime alternative pubbliche. La situazione ha già mosso la cittadinanza: oltre 9.000 firme raccolte per chiedere la riapertura delle piscine chiuse e la balneabilità della Darsena e del lago del Parco Nord.
Piscine chiuse: a che punto siamo
Il caso più simbolico è quello della piscina Argelati, chiusa dal 2023. Servirebbero almeno 10 milioni di euro per la ristrutturazione e il Comune di Milano è ancora in fase di valutazione. La storica struttura del Lido riaprirà non prima dell’estate 2026, in seguito ai lavori gestiti tramite partenariato pubblico-privato con Go Fit.
Situazione analoga per la piscina Scarioni di Niguarda, chiusa da sei anni: i lavori dovrebbero partire nel 2026 e terminare a fine 2028. Le piscine Suzzani (in fase di riqualificazione) e Fatebenefratelli (nuova costruzione) saranno pronte, paradossalmente, in inverno. Il centro Saini, affidato oltre un anno fa all’Università Statale, attende ancora un progetto definitivo di recupero.
I nodi della gestione
Il modello attuale non aiuta: Milanosport si occupa solo della manutenzione ordinaria, mentre gli interventi strutturali sono a carico del Comune, con iter spesso lunghi e complessi. Il partenariato pubblico-privato può accelerare i lavori e attrarre investimenti, ma porta anche a un possibile aumento delle tariffe.
Oggi l’ingresso alle piscine comunali costa tra i 5,5 e i 10 euro al giorno, già una cifra non banale per molte famiglie. Nel settore privato, i prezzi salgono sensibilmente. Tipo al Bagni Misteriosi ci vogliono 25 euro per l’ingresso standard, all'Acquatica Park 28.
E quindi, mentre città come Parigi e Roma sperimentano piscine mobili lungo i fiumi e nei quartieri periferici, Milano resta indietro. Il progetto della "città d’acqua" rilanciato più volte resta al palo, e il risultato è che fare un bagno in città è un lusso per pochi.
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