
Che switch.
Se ce lo avessero detto qualche anno fa, probabilmente avremmo risposto: "Whaaat?". Sempre più papà lasciano il lavoro per stare con i figli. Una notizia è solo un altro segnale di qualcosa che sta cambiando e - possiamo dirlo? - era pure un po' ora. Perché alla fine cercare un equilibrio nella gestione di figli non è solo un tema da chat delle mamme.
Ma parliamo di numeri
I fatti sono questi: nel 2024 - in Italia - quasi 61 mila genitori, con figli fino a tre anni, hanno mollato il lavoro. Diecimila in più del pre-pandemia. Motivi: troppi sbattimnti, orari troppo lunghi (settimana corta in Italia? Manco a parlarne), troppo lavoro, ricerca di un equilibrio migliore tra lavoro e famiglia, come ammesso da ltre 35 mila genitori. Come facciamo a saperlo? Perché lo hanno dichiarato al momento delle dimissioni, partecipando a una verifica dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) che fa un check per assicurarsi che non ci siano casi di mobbing.
A mollare, ovviamente, sono state soprattutto le donne, oltre 42 mila, molte delle quali hanno indicando tra i vari motivi la necessità di occuparsi dei nani. Ma - occhio, che qui arriva la novità - si sono dimessi pure quasi 19 mila uomini. Il 30,5% del totale. Poco rispetto alle mamme, certo, non è che ci siamo evoluti nel giro di un anno eh. Però è la prima volta che viene registrato un dato simile: nel 2024 il 21,1% dei padri, circa 4 mila, ha spiegato di voler mollare perché si doveva occupare dei figli. Va' che solo due anni prima la percentuale era ferma al 7,1% eh.
Lo sbatti è comunque ancora delle mamme
Chiaro, sono comunque ancora le madri a smazzarsi il carico, come spiega l’Inl, seppur con altre parole. Ma la crescita di dimissioni tra i padri è probabilmente «il segnale di un ulteriore indebolimento di un Paese che fa molta fatica. E quando subentra un figlio diventa tutto più impegnativo. Non si riescono a gestire i tempi: molti lavorano su orari incompatibili con le esigenze dei bambini» ha detto a Repubblica Mauro Magatti, professore di sociologia all’Università Cattolica di Milano.
Tendenzialmente, a mollare è il genitore che guadagna meno. Nella maggior parte dei casi è la donna (gender gap, presente) ma qualcosa sta migliorando. E quindi, nelle coppie in cui è lei ad avere il lavoro più remunerativo, è il papà a lasciare. Molti che abbandonano, infatti, sono operai, sanitari, addetti al commercio, impiegati in alberghi e ristorazione.
Lombardia, un segnale dai papà
Dato interessante: il 24% degli abbandoni sono in Lombardia. Seguono Veneto ed Emilia Romagna. «I congedi di paternità sono uno dei modi più importanti per arrivare a una parità effettiva. Andrebbero estesi al pari di quelli delle donne. Sulla famiglia bisogna metterci la mano. La Francia ha agito su congedi e incentivi,ha funzionato», ha detto a Repubblica Rita Biancheri, professoressa di sociologia dei processi culturali all’Università di Pisa.
Insomma, è un segnale. E sarebbe ora di ascoltarlo, no?
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