Ditemi se con questo caldo non schiumate come cammelli e non fareste volentieri un puccio, fosse anche nei Navigli. Per ora scordatevelo: c’è infatti un divieto di balneazione grande come la casa della Ferragni e… no, non è colpa delle fantomatiche pantegane del Naviglio, bensì delle correnti.
I corsi d’acqua che attraversano la zona est e la zona sud della città, proseguendo poi in provincia, sono infatti stati pensati e realizzati per essere navigabili e per portare acqua ai campi. Per questo, ci sono bocche di scarico e di derivazione che rendono pressoché impossibile nuotare anche ai più esperti. Insomma, chi si tuffa rischia letteralmente la vita, e infatti il Consorzio est Ticino Villoresi che gestisce i Navigli ci tiene a sottolinearlo una, due, tre volte, visto che qualcuno ci ha rimesso le penne negli anni passati.
Sì, siamo molto tristi che ogni anno, ci siano persone che, magari non potendo andare al mare, si fanno tentare da rogge e canali e non riescano più a risalire, per questo lo ripetiamo: NIENTE BAGNO NEI NAVIGLI perché rischiate la vita… o almeno una multa salata in acqua dolce.
Quella della balneazione fra Darsena e dintorni, d’altronde, è un po’ come la disquisizione sul sesso degli angeli: resiste da un sacco di tempo e non sembra avere soluzione, ma quest’anno ha ripreso quota alla grande, per almeno due motivi:
1) ci sono un sacco di piscine chiuse causa lavori e/o ritardi. Fuori uso Suzzani, Saini, Argelati e Lido, quindi nelle altre (Romano, Cardellino e Sant’Abbondio) si sta un po’ strettini;
2) a Parigi, dopo un secolo si torna a fare il bagno nella Senna. Dal 5 luglio, su il costume e giù in acqua… e qualcuno a Milano si è chiesto: chi siamo noi per fare sempre la figura dei cugini sfigati?!
Beh, intanto c’è il motivo già detto e una bella differenza: la Senna non è un canale, bensì un fiume, e ci hanno nuotato anche durante le Olimpiadi (vi ricordate quella bella velatura marroncina che avevano gli atleti a pelo d’acqua?!)
Poi, secondo il sindaco Sala, garantire la sicurezza ai bagnanti non è semplicissimo. “Come si fa a delimitare Navigli e Darsena?” Si era chiesto qualche anno fa, “Mi sembra che siano adatti per altre cose“, aveva sbrigativamente concluso, preferendo evidentemente gli aperitivi ai tuffi.
Ma la questione non è tanto lontana da Palazzo Marino, perché c’è almeno un consigliere (Enrico Marcora, che nel 2017 si prese 1000 euro di multa proprio per aver voluto dimostrare la balneabilità dei Navigli con un salto in acqua) che, dopo averci provato già nel 2019, intende proporre una nuova mozione per avere “piscine fluviali”.
In pratica, si tende in acqua una serie di reti per delimitare uno spazio balneabile, ci si mette un bagnino, e via! Una cosa che si fa in tante capitali europee… e porca miseria, varrà pure qualcosa che Milano se la meni da città europea o no?! Addirittura Marcora avrebbe già un piano per l’estate 2026, che sarà l’anno delle Olimpiadi di Milano/Cortina… e allora perché non proseguire con lo slancio sportivo anche nel corso dell’estate, affidando spazi fluviali a “enti e associazioni”?!
Più che una mancanza di idee e di volontà, la questione parrebbe squisitamente economica. A Parigi per tre siti balneabili sono stati messi sul piatto 14 milioni. Qui a Milano solo per ristrutturare la Argelati pare ne servano 20…
Autrice: Daniela Faggion