Male, ma non malissimo.
Il Pandoro gate – lo sapete – ha pesato di brutto sugli affari di Chiara Ferragni, tra fatturato decimato e negozi chiusi. Però. C’è un però. Al netto del business in crisi, il patrimonio di Chiara è uscito clamorosamente illeso da quest’anno horror e vale ancora parecchio. Investimenti immobiliari, fondi comuni, cash sui conti correnti. L’argenteria è al riparo (per ora).
Facciamo un check.
La Ferragni Economy
Pigliamola larga e ricostruiamo un attimo il modello di business della Ferry. Al vertice c’è la Sisterwood srl, holding di cui Ferragni possiede il 100% delle quote. L’amministratore unico è Maurizio Binelli, il manager chiamato a mettere ordine nel disordine dopo i noti fatti pandoreschi. La Sisterwood, a sua volta, possiede: il 99,9% della Tbs Crew, talent agency che si occupa del blog e delle vendite online; il 99,8% della Fenice srl, che detiene il marchio “Chiara Ferragni”; il 99,9% della Ferragni Enterprise ss, la società immobiliare di Chiaretta nostra.
Fine delle presentazioni.
Ora, concentriamoci sulla Sisterwood. Lo scorso 22 luglio si è riunita l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio. Il conto economico – onesti – è un pianto. I ricavi precipitano quasi azzerandosi: passano da 1,2 milioni a poco meno di duemila euro. Così come i proventi ricevuti dalle controllate, scesi da 650mila euro a zero.
I costi di produzione sono stati tagliati di circa 300mila euro, ma questo non è bastato a evitare la chiusura di un bilancio in negativo. Le perdite ammontano a 430mila euro, mentre nel precedente esercizio la holding aveva registrato guadagni per oltre un milione.
Peso.

Fermi lì però, non ci facciamo cringiare dai numeri. Il perché lo spiega l’amministratore Binelli. La capostipite nell’ultimo anno ha cambiato attività. E se prima si occupava anche della gestione dei talenti, ora funge soltanto da holding non operativa. E questo giustifica il calo del fatturato. Concentriamoci invece sulla ciccia: lo stato patrimoniale della Sisterwood. Le partecipazioni sono iscritte a bilancio con un valore di 16 milioni di euro, in lieve aumento rispetto all’anno precedente.
L’ancora di salvezza
Il vero gioiellino è la Ferragni Enterprise società semplice. Il nome fa molto “Star Trek”, ma in realtà si tratta dell’immobiliare della Princess di Cremona, l’unica ditta rimasta quasi intatta dopo il caos Pandoro.
Vero: nell’ultimo anno ha registrato perdite per quasi mezzo milione, ma il suo patrimonio netto vale 14 milioni di euro, cifra che è stata interamente riportata nel bilancio della controllante. Il tesoro della Ferragni Enterprise si sostanzia nell’unico investimento immobiliare fatto dalla società, “the big one”: i 27 vani su tre piani, con annessi cinque pertinenze, in zona City Life. La reggia ferragnesca.
Poi cominciano i dolori. La holding possiede il 99,9% della Tbs Crew, una partecipazione valutata un milione tondo. L’azienda ha ancora un patrimonio solido (9,1 milioni), ma nell’ultimo anno ha registrato perdite per 2,2 milioni.
E la Sisterwood si è dovuta anche impegnare con l’Antitrust a versare 800mila euro a enti benefici, in un triennio, nel caso la controllata Tbs Crew non sia in grado di adempiere.
Chiedimi se sono Fenice
Discorso a parte va fatto per la Fenice srl, il buco nero della Ferragni Economy. La società, leggiamo dalla relazione dell’amministratore Binelli, “è stata oggetto di provvedimenti e fatti aziendali con risvolti negativi”, subendo “un duro ridimensionamento della propria attività commerciale”.
Eccolo qui: perdite per 3,3 milioni e un patrimonio in negativo di 6,2 milioni di euro.
La Sisterwood si è fatta carico del salvataggio della Fenice srl. L’assemblea dei soci, riunitasi il 17 marzo scorso, ha deliberato una ricapitalizzazione di 6,4 milioni. E se l’è accollata interamente la capogruppo. Che prima aveva il 32,5% delle quote e ora ne possiede il 99,8%, una partecipazione valutata 1,1 milioni di euro.
Non solo: la Fenice ha ricevuto pure un finanziamento infruttifero dalla holding per 580mila euro.

Sì, lo sappiamo che te lo stai domandando: al netto di tutta questa sbrodolata di numeri e chiacchiere, l’impero dell’imprenditrice vacilla?
Surprise, pare proprio di no. La cassaforte di Chiara è salva (per ora), con un patrimonio quantificato in 25 milioni di euro, solo parzialmente compromesso dalla pandorata tossica, e questo grazie ai guadagni accumulati nei precedenti esercizi.
Il fortino quindi regge ancora grazie al mega possedimento immobiliare, agli investimenti finanziari (2,4 milioni collocati in fondi comuni), alle disponibilità cash sui conti (4,6 milioni) e al fatto che la titolare è una donna “generosa”. Nell’ultimo anno Chiara ha tirato fuori dalla Birkin 2,1 milioni e li ha dati alla Sisterwood per formare una riserva da soprapprezzo delle azioni e coprire le perdite.
Se non è sorellanza questa.
Autore: Salvatore Dama – Affari&Maranza