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E niente, ci siamo: entro fine anno il caffè al bar ci costerà 2 euro

Il Centro Studi di Unimpresa fa sapere che entro la fine dell’anno una tazzina di caffè potrebbe arrivare a costare 2 euro. Motivi?
10 Settembre 2025

Rientro amaro per gli amanti del caffè, che si trovano a deglutire la seguente notizia del Centro Studi di Unimpresa: entro la fine dell’anno una tazzina di caffè potrebbe arrivare a costare 2 euro. E giù di moka per riprendersi dal brutto colpo…

Il caffè a 2 euro sarà la normalità

Chi scrive ancora storce il naso quando al bar le chiedono 10, 20, 30… centesimi oltre l’euro per l’unico vizio che con l’età ha conservato, ma si rende conto perfettamente che, se tutto aumenta, anche il caffè non può essere esente. Certo, per gli italiani si tratta soprattutto di una soglia psicologica, un po’ come quando la tazzina sfondò il tetto delle Millelire… Non è che in tasca le cose cambieranno molto ma – a parte il fatto che 2 euro sono circa quattromila delle vecchie Lire – è un po’ come se nemmeno quel piccolo momento di piacere al bar non possa più essere a cuor leggero. 

Il prezzo dell’espresso lievita almeno dal 2020 e ha superato il 50% dei rincari a tazzina, ma che cosa ha acceso il fuoco sotto la macchinetta dei prezzi? Un bel po’ di fattori, che tutti insieme l’ad di Illy Caffè Cristina Scocchia, al Meeting di Rimini, ha definito la “tempesta perfetta“.

  1. il prezzo del caffè verde, la preziosa materia prima che viene poi tostata, macinata e infine compressa e bevuta: 380 centesimi a libbra (poco meno di mezzo chilo) il prezzo attuale, tre volte tanto la media storica;
  2. i dazi di Trump: essendo al 50% sulle importazioni dal Brasile agli Stati Uniti hanno determinato una riduzione dell’offerta, composta per un terzo proprio da caffè brasilero;
  3. i cambiamenti climatici, che ormai sono come il prezzemolo e c’entrano in qualunque faccenda: in questo caso hanno fatto diminuire drasticamente i raccolti in Brasile e Vietnam
  4. l’aumento dei costi energetici: gas ed elettricità incidono parecchio sulla fase di torrefazione, cioè la tostatura dei chicchi, che da verdi diventano – appunto – color caffè 
  5. l’aumento dei costi logistici: le merci viaggiano su navi cargo e le navi cargo devono passare per lo Stretto di Panama o per lo Stretto di Suez. Ecco, allo Stretto di Suez negli ultimi anni le cose non sono filate decisamente lisce, anche per via di tutte le crisi geopolitiche in Medioriente;
  6. l’inflazione: va beh, che ne parliamo a fare? basta portare a casa un sacchetto dal supermercato e guardare il portafogli per capire che tutto aumenta, quindi nemmeno il caffè poteva esimersi… In questo caso l’inflazione pesa anche su manodopera e imballaggi;
  7. la speculazione finanziaria: compra, vendi, compra, vendi, compra, vendi… 
  8. le nuove normative ambientali dell’Unione europea, che hanno imposto agli importatori sistemi di tracciabilità e certificazioni a garanzia della sostenibilità ambientale ma che pesano sulle spalle dei produttori, soprattutto quelli più piccoli.

Sommando questa sfilza di fattori non si poteva che ottenere un risultato in crescita e la previsione è, appunto, che ciò corrisponda a due euro a tazzina. Come abbiamo detto, non è che indebiteremo per il caffè – al momento incide per meno dell’1% sulle spese delle famiglie, quindi al massimo arriveremo al 2% – ma è proprio un peso psicologico: quel non poter vivere a cuor leggero nemmeno quel momento della giornata, quelle due chiacchiere con il barista e il rituale di offrirlo a un amico o a un’amica incontrati per strada… Figurarsi lasciarne uno pagato per il primo bisognoso di turno!

Il caffè in Italia fa schifo: il libro di Valentina Palange accende il dibattito. La nostra intervista

Valentina Palange è una content creator e divulgatrice della cultura del caffè, oltre che ltalian AeroPress Champion 2024. Insomma: una che di caffè ne sa.
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