Se i tedeschi ci erano sembrati previdenti, i cugini trentino-altoatesini ci sembrano davvero con l’occhio lungo. Nel Consiglio regionale infatti è in discussione un provvedimento innovativo che potrebbe far svoltare il sistema delle pensioni anche in Italia. In pratica, si parla di introdurre un “incentivo economico” (leggi: cash!) per promuovere l’iscrizione dei nuovi nati ai fondi di previdenza complementare, cioè tutte quelle forme di risparmio previdenziale che affiancano la pensione pubblica erogata dall’INPS. E visto che la pensione dell’INPS a detta di molti potrebbe essere presto un miraggio, si cominciano a cercare strade alternative…
Hai detto “previdenza complementare”?
Noi la buttiamo un po’ sul ridere, ma parliamo di un vero e proprio strumento finanziario che permette a lavoratori e cittadini di accumulare, su base volontaria, un capitale da utilizzare quando lasceranno il lavoro, così da “dare una mano” alla pensione. I versamenti vanno in uno dei numerosi fondi pensione regolamentati – attualmente oltre 300 in Italia – dove vengono investiti secondo criteri prudenziali, in modo che ci siano rendimenti e non buchi neri. Visto che la popolazione invecchia, il lavoro è sempre più precario e coloro che contribuiscono come dipendenti alle casse dell’INPS sono sempre meno, si cerca di creare – se non un “secondo pilastro” pensionistico, come lo definisce qualche ottimista – almeno una stampella, particolarmente utile in un sistema pubblico sempre più sotto pressione.
Che succede ai bebè in Trentino-Alto Adige?
Il disegno di legge, proposto per la prima volta in giugno dalla giunta provinciale guidata da Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei), prende il brevissimo nome di “Incentivo all’iscrizione a forme di previdenza complementare di nuovi/e nati/e” e rappresenterebbe, se approvato, un unicum a livello nazionale. Il Trentino-Alto Adige sarebbe infatti la prima regione italiana a introdurre un incentivo universale e strutturale a favore della previdenza complementare infantile, ispirandosi alle iniziative già sperimentate in altri Paesi europei, come la Germania.
Come vi avevamo raccontato mentre stavate sotto l’ombrellone, proprio Berlino lancerà dal 2026 il piano chiamato “Frühstart Rente“, cioè “pensione a partenza anticipata”, cioè un contributo statale mensile di 10 euro a partire dai 6 anni e fino alla maggiore età, destinato a tutti i giovani tedeschi, indipendentemente dalla situazione economica familiare.
In Trentino-Alto Adige devono aver pensato che non sia mai troppo presto, visto che l’incentivo verrebbe attivato fin dalla nascita. Ah, e vale anche per i bimbi adottati, con un primo versamento una tantum di 300 euro da parte della Regione nel fondo pensione aperto a nome del/la bambino/a. Nei quattro anni successivi, il contributo pubblico proseguirebbe con versamenti annuali di 200 euro, a condizione che la famiglia effettui un versamento minimo di 100 euro sullo stesso fondo. Quindi, in totale, la famiglia può ricevere 1.100 euro in cinque anni, a cui si aggiungono i versamenti volontari. Cioè, un po’ di sbatti per uno…
Altro che ISEE
Una caratteristica della misura è la totale assenza di requisiti economici, come invece succede con l’ISEE (che già richiede un segretario solo per raccogliere i documenti necessari!). In TAA si otterrà il beneficio in base a criteri di residenza: la famiglia risiedere in regione da almeno tre anni? Perfetto! e i successivi contributi annuali dipendono poi dal fatto che rimanga stabilmente sul territorio. Mica che uno si trasferisca a Dubai, nel frattempo…
Il bonus è pensato per tutti i nuovi nati a partire dal 1° gennaio 2025, ma in via transitoria sarà esteso anche ai bambini nati dal 2020 in poi, purché abbiano meno di 5 anni. Resta da capire se, in questi casi, sarà possibile recuperare retroattivamente le annualità già trascorse.
L’assessore regionale alla previdenza sociale, Carlo Daldoss, ne fa addirittura una questione culturale, prima ancora che economica: “Con il passaggio ormai definitivo al sistema contributivo, le pensioni future saranno inevitabilmente più basse. Questo incentivo è un segnale concreto che mira a sensibilizzare le famiglie sull’importanza di pensare al domani già dai primi anni di vita dei figli”.
Daldoss fa sapere fra l’altro che la previdenza complementare può essere utilizzata anche prima del pensionamento per esigenze straordinarie: ad esempio, per spese sanitarie, acquisto della prima casa o formazione universitaria, rendendo il fondo uno strumento flessibile di progettazione del futuro.
E il conto?
Per finanziare la misura, la Regione a statuto speciale ha previsto uno stanziamento iniziale di 3,2 milioni di euro, che a regime si stabilizzerà intorno ai 2 milioni l’anno. Un’operazione simile è già attiva in Friuli-Venezia Giulia (oh, ma tutte a statuto speciale?!), dove è previsto un contributo di 200 euro per ogni minorenne, a fronte di un versamento minimo di 300 euro da parte dei genitori. Qui però i requisiti economici sono più stringenti: il sostegno è infatti riservato ai titolari della Carta Famiglia con ISEE inferiore ai 35mila euro (a patto di averlo calcolato, eh). Vediamo a questo punto se qualcuno volesse svegliarsi anche in Lombardia…