Di “se” e di “ma” sono piene le fosse, si diceva un tempo… Beh, adesso di “se” e di “ma” sono pieni i laureati italiani. Pare infatti che, se potessimo tornare indietro nel tempo, molti di loro non rifarebbero le stesse scelte in fatto di studi universitari. Secondo una ricerca di Indeed, quasi un lavoratore italiano su tre (30%) cambierebbe facoltà se potesse ripartire da zero. Tra i più pentiti ci sono i giovani tra i 25 e i 34 anni: ben il 34% si dice insoddisfatto della propria scelta accademica. I più maturi (over 55) invece sembrano un po’ più zen: solo il 24% ha qualche rimpianto… Forse perché la Laurea appartiene per loro a un’altra era geologica!
Gianluca Bonacchi, Talent Strategy Advisor di Indeed, ha spiegato: “La minor soddisfazione delle nuove generazioni, poi, si spiega con un mercato del lavoro caratterizzato da problemi non certo nuovi ma oggi più accentuati, come il disallineamento tra domanda e offerta, che richiede un importante e continuo confronto tra aziende e mondo accademico. Eppure, i dati del nostro studio confermano che per gli italiani la laurea continua a essere percepita come un’importante conquista e un asset per il successo professionale, anche nell’era dell’intelligenza artificiale“.
Un obiettivo importante
In Italia la laurea parrebbe ancora un traguardo importante, ma se guardiamo i numeri, c’è poco da festeggiare: tra i Paesi industrializzati, l’Italia è in fondo alla classifica per numero di laureati, in compagnia del Messico. Solo il 22% degli italiani tra i 25 e i 64 anni ha un titolo universitario, contro una media OCSE del 42%.
Il 55% dei laureati dice che la propria laurea è effettivamente utile nel lavoro che fa oggi, percentuale che sale al 65% per chi guadagna sopra i 35 mila euro… ma il restante 45%?! Ripensamenti, quando non veri e propri pentimenti (speriamo senza scudisciate!). I motivi? Aspettative deluse, mercato del lavoro poco allineato e programmi universitari che invecchiano in fretta.
La parola ai recruiter
Anche i recruiter confermano: sì, la laurea è importante – compare nel 42% degli annunci – ma da sola non basta più. Serve saper fare, sapersi adattare e – udite udite – avere le famose soft skill, le competenze trasversali. Le più richieste? Spirito di squadra, flessibilità, problem-solving e pensiero critico. In pratica, il kit per il collega o la capa perfetti.
L’intelligenza artificiale non sembra influenzare più di tanto le scelte: il 47% degli studenti ha scelto la propria facoltà seguendo la passione, il 43% perseguendo una carriera stabile. Solo il 16% considera la laurea una perdita di tempo.
Qualcuno ha detto Stem?!
In Italia la laurea è ancora vista come una conquista, ma probabilmente il sistema ha bisogno di una bella revisione… magari con un po’ più di connessione tra università e mondo del lavoro. A tale proposito, sembriamo indietro come le castagne a giugno in fatto di materie Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica): solo il 21% degli studenti consegue una laurea triennale in questo ambito. Sarà ora di fare pace con tutto il comparto scientifico e mettersi a far di conto come si deve?! Potrebbe aver senso, sempre che ad essere contati non siano i nostri giorni…