Mangiare da soli al ristorante? Fino a qualche tempo fa era percepito come un’esperienza da sfigati, qualcosa di cui quasi scusarsi con il cameriere. “Ero di fretta”, “Sono in trasferta”, “La famiglia è al mare”… Adesso basta scuse idiote: è tempo di rivendicare con orgoglio la voglia (e la pratica) di andare a farsi “du spaghi” in solitaria. Anzi, pare che la cosa sia proprio diventata una tendenza in Europa, con l’Italia in prima fila in questa trasformazione. A dirlo non siamo solo noi: è il centro studi sui consumi Circana, che ha presentato un’analisi precisissima allo European Foodservice Summit 2025 di Amsterdam.
Secondo il report, già tra il 2010 e il 2019 la spesa per le cene in solitaria era cresciuta del +153%. Nel 2025, addirittura, rappresenta ormai il 15,6% delle visite nei ristoranti cosiddetti full-service, che per dirla fra noi sono i ristoranti con menù e camerieri: il contrario di fast food e self service, insomma. Ma che è successo? Eh, niente, il mondo cambia e si adegua a stili di vita urbani, lavoro ibrido, indipendenza personale e digitalizzazione della ristorazione. D’altronde, l’ISTAT ci dice che entro il 2050 i single in Italia saranno più del 40% della popolazione, quindi ristoranti e pizzerie comincino pure a segare in più parti i tavoli lunghi.

Quanto è bello starsene un po’ da soli
Indipendentemente dallo stato di famiglia, però, il fatto di mangiare da soli trascende la necessità ed è un rituale di benessere personale, un’occasione per godersi in santa pace i piaceri della tavola senza nemmeno dover chiacchierare d’altro. Io penso che se lanciassero un ristorante per mamme che lavorano e vogliono godersi un’ora di libidine alimentare senza dover cucinare, apparecchiare, sparecchiare, tenere seduti i figli e fingere interesse per la giornata del marito farebbero il botto.
Alcuni ristoranti stanno riorganizzando spazi e servizi proprio per accogliere il cliente singolo. Nel Regno Unito, molte catene stanno adattando layout e menu alle esigenze del “single diner”, ma anche in Italia la tendenza prende piede: un esempio estremo arriva dal bistrot Antica Amelia di Verona, dove la chef Micol Zorzella ha eliminato i tavoli tradizionali per offrire una cena esclusiva a un solo tavolo al giorno, riservato a pochi ospiti per volta.
“Il settore della ristorazione in Europa sta entrandoin una nuova era di trasformazione – si legge nel report – con la clientela che sta trovando un equilibrio tra gratificazione econvenienza, salute e praticità, occasioni sociali e cene insolitaria“. “Ogni sera abbiamoalmeno un paio di tavoli prenotati per una singola persona. – racconta all’ANSA Alessandro Ingiulla, chef patron di SapioRestaurant, una stella Michelin nel centro storico di Catania – Sono perlopiù manager delle multinazionali con sedi in Sicilia ecercano un momento di relax e di contatto qualificato con lacucina italiana“.
Mica tutti, però
Non mancano però quelli che restano attaccati come cozze alle vecchie abitudini: alcuni ristoranti stellati sono stati accusati di non accettare prenotazioni per clienti singoli o di imporre sovrapprezzi nel caso in cui vengano occupati tavoli “da due” da un solo commensale. Una vera cattiveria, senza peraltro una ragione logica: mangiare diventa un diritto solo in compagnia? Beh, ricordatevene se andate a a Londra da Alex Dilling, che ha giustificato la scelta come necessaria per la sostenibilità economica in caso di alta domanda.
Insomma, anche l’azione più basic della giornata – mangiare – conosce rivoluzioni e cambiamenti epocali. In questo momento la ristorazione sembra passare da tavolate e brindisi collettivi a una forma più ascetica di consumazione. Gli chef, d’altronde, da tempo si sono trasformati in guru e adesso aspettano a porte aperte i loro adepti solitari.