Brutte notizie, raga, MTV sta per chiudere definitivamente i battenti. Ci sono momenti che segnano l’avanzare dell’età che in confronto le rughe sugli occhi e il controllo annuale della prostata scansati. Ecco, questo è uno di quelli. Vero, prima o poi doveva succedere, ma questa è una bella botta che però dobbiamo superare, perché rappresenta uno di uno di quei passaggi fondamentali che forgiano il vero boomer.
Affrontatela come volete: siete autorizzati a disperarvi nell’idromassaggio di vasa vostra, o a versare qualche lacrimuccia sotto i Google Glass sullo schienale massaggiante della vostra BMV X1, senza vergognarvi della versione adulta di quel ragazzino foruncoloso che sognava di essere Kurt Cobain. Forse la malinconia non è tanto per la fine di un’epoca, ma per la sensazione di averlo deluso quel moccioso, con il vostro plafond pieno e la vostra discografia vuota.
Un addio prevedibile (ma comunque doloroso)
Ora, parliamoci chiaro: boomer sì, fessi no. Anche noi una giratina sui social ce la facciamo, ogni tanto, e non era difficile capire che per i canali musicali buttava male. Video sui cellulari, fenomeni che duravano il tempo di un Negroni, concerti live sempre più rari: non poteva finire altrimenti, E anche noi, che abbiamo iniziato a seguire di più Bloomberg che I Soliti Idioti ci abbiamo messo del nostro.
Per carità, cambiano le mode, cambiano anche i sogni. Prima si aspirava a gettarsi dal palco su un pubblico adorante o ad essere appesi sulle pareti delle camere delle ragazzine; oggi c’è gente che darebbe un rene pur di rinchiudersi in una cucina a preparare il cappone con la salsa ponzu. De gustibus. Da quando il marketing ha preso piede c’è questa tendenza di schedare le generazioni con delle lettere, X, Y, Z, come se noi esseri umani fossimo dei cluster da infilare nelle caselline di excel. Ma ammesso e non concesso che sia così, almeno per i boomer, le uniche tre lettere con cui avrebbe senso l’identificazione sarebbero proprio M, T, V.

Si chiude un’era stupenda
È stata il sottofondo degli anni a cavallo del millennio, un confort channel in grado di riempire il vuoto pneumatico delle case claustrofobiche e disordinate abitate da giovani che non avevano ancora imparato a lamentarsi della vita incasinata negli appartamenti in condivisione. In Tv c’era ancora spazio per diventare icone, e quelli che proprio proprio con la musica non ci azzeccavano potevano coltivare il sogno diventare Vj: gente del calibro di Victoria Cabello, Camilla Raznovich, Bossari, Biggio e Mandelli vengono da lì.
Ma poi il rock è morto, il grunge è morto, e anche i canali musicali hanno cominciato a sentirsi poco bene. MTV ha provato a restare a galla sacrificando i video in favore di programmi a volte ai limiti del trash (vi dice qualcosa Jersey Shore?), e negli anni dell’avvento di Youtube si è frammentata in diversi canali monotematici di video in rotazione: Mtv Hits, Mtv Brand New, MTV Classics, Mtv+, diventato in seguito Mtv Music, l’ultimo rimasto in onda.
Ora siamo all’ultimo ballo. Entro la fine dell’anno anche MTV Music spegnerà il segnale, mentre rimarrà MTV Italia, con i suoi reality e serie TV. Modalità sound off. Del resto, con la nostalgia non si mangia, soprattutto quando la raccolta pubblicitaria si fa più grama perché i cantanti preferiscono fatturare più con le view che con le canzoni.
Peccato, MTV non meritava la fine lenta e agonizzante di chi viene smentito dal suo tempo. Doveva morire a ventisette anni come tutte le leggende del rock.
Autore: Francesco Cellini