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Milano Renaissance: la City è il posto migliore in cui vivere secondo il Wall Street Journal

Il Wall Street Journal ha dedicato pagine intere a Milano, per raccontare come tutto il mondo voglia trasferirsi qui.
4 Novembre 2025

All’inizio fu solo un posto dove si veniva a bere e fare affari. Poi è diventata il place to be. Dopo ancora, il place to go. Ora siamo in piena Renaissance in Milan — e meno male, và. Dopo decenni passati a guardare New York e Parigi come sorelle più cool e fortunate, Milano si è presa la sua rivincita. È il suo momento di gloria, e forse sì: ce la possiamo anche un po’ tirare.

Il Wall Street Journal incorona Milano

Il 4 ottobre, il Wall Street Journal ha dedicato pagine intere a Milano. Non un trafiletto, ma un vero e proprio reportage che racconta come tutto il mondo che conta voglia trasferirsi sotto la Madonnina.
Palazzine liberty ristrutturate a due passi dal Duomo sono il nuovo “chiringuito” per i ricchi internazionali in cerca di casa.

Si parla di Bernard Arnault, il patron di LVMH, come possibile inquilino della Casa degli Atellani, ma anche di ex manager Disney, ex presidenti di Discovery Channel, professionisti e creativi pronti a fare le valigie per atterrare a Linate. E la motivazione è semplice quanto diretta: “Milan is happening.”

La Milano che cambia (e che piace sempre di più)

Milano è sempre stata capitale di finanza, moda e design, ma negli ultimi anni è diventata anche molto altro:

  • la città della musica e del cibo,
  • una meta turistica internazionale,
  • e, soprattutto, un luogo dove si può vivere bene anche senza il mare.

Oggi la città ha perso quella vecchia fisionomia grigia, industriale e nebbiosa, trasformandosi in una metropoli moderna, efficiente e sorprendentemente vivibile.
Chi vive qui lo sa: basta un’ora (ok, salvo tangenziale) per ritrovarsi tra le montagne di Lugano, i borghi del lago o la luce di Torino e Genova.

Non è un caso se, nelle nuove pasticcerie virali su TikTok, a colazione trovi più stranieri che italiani:
al bancone un ingegnere danese in call, al tavolo dei professori canadesi visiting al Politecnico, e un ragazzo coreano che studia Dante.

“Sta succedendo tutto qui”

Oggi, quando c’è qualcosa di davvero figo, non serve nemmeno chiedere dove si svolge: la risposta è sempre Milano. Da Expo 2015 in poi, la città è diventata il baricentro degli eventi globali. E tra meno di cento giorni si prepara pure a ospitare le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026, trasformando in realtà la battuta “Se Milano avesse il mare sarebbe una piccola Bari”. Ok, non abbiamo né mare né montagne, ma una piccola Cortina urbana sì, ce la stiamo costruendo.

Provate a pensare: chi è mai andato a cena nello stesso ristorante due volte di fila? Qui è impossibile. Ogni settimana apre un nuovo locale, uno chef stellato o un bar dal concept ancora più assurdo. Nel frattempo, tra una fermata di metro e l’altra, ci chiediamo se prenotare la mostra di Escher, il Don Giovanni alla Scala, un’ape al Frida, o il concerto dei Metallica all’Ippodromo.

Milano oggi è una città dove la creatività e l’offerta culturale non si fermano mai. E magari, nascosto da qualche parte, c’è già il nuovo Leonardo, troppo presto per capire chi sia.

Meno tasse, più fascino: ecco perché arrivano tutti

Dietro questa rinascita c’è anche un dato molto concreto: le agevolazioni fiscali. Chi si trasferisce a Milano da fuori Italia può beneficiare di un’imposta forfettaria sui redditi esteri, un incentivo che ha convinto molti big spender internazionali a scegliere la città come nuova base.

Il ragionamento è semplice: dove altro nel mondo puoi mangiare bene, divertirti, lavorare e prendere un aereo in mezz’ora per andare ovunque?

Qualcuno dirà che tutto questo è superficiale. Forse sì: stiamo parlando di design, moda, eventi, cibo e lifestyle — cose di cui potremmo tecnicamente fare a meno. Ma il punto è proprio questo: Milano è la capitale delle cose di cui abbiamo bisogno tra le cose di cui abbiamo meno bisogno.

Sì, ci sono problemi, lo sappiamo. Ma come sempre, Milano non si lamenta: lavora.
E intanto si gode questo momento d’oro, perché — come ogni vero Rinascimento — capita solo una volta ogni mille anni.

Autore: Francesco Cellini

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