Oggi ci siamo regalati una telefonata con Carlo Bertotti, che insieme a Flavio Ferri e Marti forma i Delta V. Se non vivete sulla Luna in questo periodo li avrete sicuramente sentiti con le loro “Regole a Milano“, che ovviamente hanno mandato in solluchero noi Imbruttiti. Godetevi innanzitutto il testo, sul quale abbiamo poi disegnato la nostra intervista, in un giorno di fine ottobre di grigio sincero.
Regole a Milano, il testo della canzone dei Delta V
Milano brucia e ancora non lo sa
Credevi fosse America finita l’università (finita l’università)
Gente che corre intorno all’arena
Il cuore che accelera, la vita che frena
Conciliazione un minuto a Pagano
Irene mi ama, mi tiene per mano
Nessuna deriva spirituale
Nessun tatuaggio, un peccato mortale
Ma diecimila, un metro in circonvallazione
Tra Nolo Isola, Tortona e il Fuorisalone
E a me lo yoga fa male, ho l’ansia che sale
Esisto solo quando sto male se devo lottare
Ballare la notte, crepare di giorno
Cercare l’amore, trovare un film porno
E convertirsi al futuro, alla cucina vegana
Ai grattacieli, alle week, ad una fede pagana
Milano ti amo, ti odio davvero
Il cielo di ottobre è un grigio sincero
È che Milano è la tua circoscrizione di sinistra
Ma anche il tuo vicino di casa, un apprendista fascista
Che qui la socialità è un esercizio di stile
Fra Brera ed il buio un confine sottile
E a me lo yoga fa male, ho l’ansia che sale
Esisto solo quando sto male se devo lottare
Ballare la notte, crepare di giorno
Cercare l’amore, trovare un film porno
E convertirsi al futuro, alla cucina vegana
Ai grattacieli, alle week, ad una fede pagana
Milano ti amo, ti odio davvero
Il cielo di ottobre è un grigio sincero
La prima regola a Milano
“Non c’è un posto migliore di Milano”
La seconda regola a Milano
“Se qualcuno grida basta, nessuno alzi la mano”
La terza regola “fattura, spendi, vai di fretta”
La quarta “se hai paura di essere inadatto l’ipotesi è corretta”
La quinta regola dimmi alla fine cos’hai trovato
Ora che hai pensato che qui è tutto sbagliato? (Che qui è tutto sbagliato)
E a me lo yoga fa male, ho l’ansia che sale
Esisto solo quando sto male se devo lottare
Ballare la notte, crepare di giorno
Cercare l’amore, trovare un film porno
E convertirsi al futuro, alla cucina vegana
Ai grattacieli, alle week, ad una fede pagana
Milano ti amo, ti odio davvero
Il cielo di ottobre è un grigio sincero

Intervista imbruttita ai Delta V
Quanti anni ha richiesto la distillazione delle Regole?
Carlo Bertotti: Lavoriamo all’album dalla primavera del 2020. Stavamo per partire con il tour di Heimat, ma il Covid ha cambiato i nostri programmi… “Regole a Milano“, in particolare, è nata in un pugno di giornate, ma è difficile dire quando sia diventata definitiva, perché le canzoni nascono in un modo poi cambiano faccia
Come sono uscite?
Carlo Bertotti: Sono venute semplicemente dall’osservazione del quotidiano e di una realtà che sta cambiando, forse troppo velocemente, creando un profondo disallineamento rispetto a ciò che è stata la città per noi. Un processo iniziato dopo l’Expo e che si è poi accelerato con il Covid.
Quali sono i motivi di disallineamento maggiore?
Carlo Bertotti: 1. Gli affitti. Prezzi avevamo amici in una certa zona che poi si sono dovuti spostare, perché i proprietari vogliono capitalizzare in altro modo (vedi affitti brevi) 2. La scomparsa dei negozi di prossimità, che ha cambiato i quartieri: niente panetterie, niente bancomat… a essere messe in difficoltà sono soprattutto le persone più fragili. In compenso, abbondano i locali dove fare l’aperitivo e i ristoranti etnici. Il city branding ha rifatto il nome e la facciata, ma dietro si è perso molto.
In effetti non si sta dietro a tutti i nuovi nomi delle zone trasversali. Io sono rimasta a Nolo…
Carlo Bertotti: … e poi c’è Soupra (South of Prada), Noce (North of Cenisio), Na.Pa (Naviglio Pavese), Nom (North of Milan)… c’è addirittura Viprego: Vimodrone Precotto Gorla.
Tante nuove sigle e sempre meno posti dove fare musica, come si vede bene nel vostro video…
Carlo Bertotti: Abbiamo messo in fila i luoghi in cui prima si faceva cultura e che non sono stati sostituiti. Non è nostalgia, né passatismo: direi che è più preoccupazione per le occasioni che si stanno perdendo. Quei luoghi creavano aggregazione e movimenti che così si perdono. Ovviamente è il nostro punto di vista di musicisti, ma ci colpisce molto pensare che le nuove generazioni non abbiano a disposizione nemmeno spazi piccoli com’era Le Scimmie e che in città siano rimasti pochissimi negozi di dischi.
Insomma, un guscio bellissimo ma svuotato.
Carlo Bertotti: Fermo restando che a Milano un sacco di cose funzionano bene, ce ne sono anche molte in cui fatichiamo a riconoscerci. Non è solo una questione anagrafica, riguarda il modello di aspirazione che Milano ti offre ogni giorno: prima c’era la “cultura del fare”, oggi “dell’apparire e dell’avere aspirazione”…
Se dovessi scegliere solo una delle cinque regole, quale sceglieresti?
Carlo Bertotti: Niente rappresenta bene Milano quanto la velocità, e ancor più la fretta.
In effetti piace moltissimo anche a noi, perché è quella dove si fattura!
Carlo Bertotti: Con la fretta ti perdi tante cose e sei spinto ad andare sempre oltre senza capire bene dove… ma con l’asticella che va sempre più in alto, chi è più fragile resta sotto e a noi non sembra che debba funzionare così.
E comunque a Milano non avete fissato nemmeno un concerto per ora. Ci mettete in punizione?
Carlo Bertotti: Ma no, siamo stati qui a maggio e a novembre saremo a Seregno, non lontano. Torneremo in città nel 2026, anche perché ci teniamo molto a presentare i nostri brani live. È un concerto per ballare, pensare… rallentare!









