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Beppe Sala è favorevole ad una tassa extra per i super ricchi stranieri

«Non sono contrario a rivedere la tassa sui ricchi che hanno spostato la residenza», ha dichiarato il sindaco Beppe Sala, sottolineando che il tema è “un fatto di misura”.
12 Novembre 2025

A Milano si riaccende il dibattito sui “nuovi residenti di lusso”. Il sindaco Beppe Sala ha aperto alla possibilità di una sovrattassa comunale per i milionari stranieri che si trasferiscono in città per beneficiare del regime forfettario introdotto nel 2017 dal governo Renzi.

«Non sono contrario a rivedere la tassa sui ricchi che hanno spostato la residenza», ha dichiarato Sala, sottolineando che il tema è “un fatto di misura”. Ciò significa che chi sceglie Milano per godersi il vantaggio fiscale deve anche contribuire un po’ di più alla città che lo ospita, ma senza esagerare eh, non sia mai che facciamo scappare i Paperoni.

L’idea della sovrattassa comunale

La proposta, lanciata dalla senatrice Dem Cristina Tajani e inserita come emendamento alla Legge di Bilancio, prevede che i Comuni possano applicare un’aliquota tra il 12,5% e il 15% sul gettito della tassa forfettaria pagata dai nuovi residenti super ricchi. Il gettito per Milano potrebbe arrivare a circa 5 milioni di euro, da destinare a progetti sociali e abitativi. Se il Comune non deliberasse in tempo, scatterebbe automaticamente l’aliquota minima del 12,5%.

Oggi, i milionari stranieri che si trasferiscono in Italia pagano una tassa annuale tra i 100 e i 200 mila euro, che potrebbe salire a 300 mila con la nuova manovra, indipendentemente dal patrimonio estero. Un sistema pensato per attrarre capitali e investimenti, ma che — secondo molti — non restituisce abbastanza al territorio.

Le parole del sindaco

Sala chiarisce la sua posizione:

È chiaro che probabilmente c’è ancora spazio per far crescere il valore delle tasse che vengono pagate. Dico solo che bisogna pensare prima alla creazione della ricchezza e poi alla distribuzione della ricchezza. Però non sono certamente concettualmente contrario a ripensare a questo valore che oggi è arrivato a 300 mila euro, che per noi normali sono un’enormità, ma per tanti costituiscono ancora un grande beneficio fiscale

Un equilibrio sottile, quello tra attrattività e redistribuzione, su cui anche le opposizioni sembrano voler ragionare senza barricate ideologiche.

Le posizioni politiche

Il segretario metropolitano del Pd Alessandro Capelli è favorevole alla misura. Più prudente Ivan Scalfarotto di Italia Viva, che avverte: «Attenzione a non assumere atteggiamenti e decisioni ideologiche, io voglio essere molto pragmatico su questo punto. Servono dati a supporto, perché queste persone comunque pagano il forfettario sui redditi prodotti all’estero, ma i redditi prodotti in Italia sono tassati con l’Irpef ordinaria e portano quindi valore».

Dal fronte opposto, anche la Lega apre al dialogo. Il capogruppo in Consiglio comunale Alessandro Verri dichiara: «Io sono sempre abbastanza contrario all’aumento delle tasse, ma questo è un tema sul quale si può discutere. Bisogna però percorrere una strada che porti un maggiore beneficio alla città ma senza far scappare chi qui crea ricchezza. Milano deve continuare ad essere attrattiva».

E Luca Bernardo di Forza Italia lancia una proposta alternativa: «Perché invece della sovrattassa non ipotizziamo un meccanismo ispirato al modello del 5×1000 nazionale, ma applicato a livello comunale? Una quota a sostegno di progetti sociali, Onlus e associazioni certificate che operano sul territorio milanese».

I numeri e i “nuovi milanesi”

Ad oggi, il regime forfettario ha attirato in Italia circa 4.500 persone, più della metà delle quali ha scelto proprio Milano. Tra i nomi di spicco ci sono Elio Leoni Sceti (ex CEO di EMI Music), Bart Becht (ex CEO di Reckitt Benckiser) e Richard Gnodde di Goldman Sachs.

E sembra che anche il numero uno di LVMH, Bernard Arnault, ci stia pensando: nel 2023 ha comprato la Casa degli Atellani in corso Magenta per la modica cifra di 60 milioni di euro. Ci sta che paghino più tasse, no?

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