Qualcuno dice «andare a ufo» mentre per altri la formula più corretta è «andare a ufa», ma significa sempre la stessa cosa: scroccare. A Milano, la dicitura più giusta sarebbe con la A finale, e ora vi spieghiamo perchè.
L’origine, nonostante oggi abbia un’accezione tutt’altro che positiva, è nobile: si dice nacque alla Conca di Viarenna, costruita nel 1438 per superare il dislivello del Naviglio tra Sant’Eustorgio e Santo Stefano. Da qui passavano tutte le merci, e sempre qui pagavano dazio, ad eccezione dei blocchi di marmo destinati alla costruzione del Duomo, identificabili dall’acronimo A.U.F.A., ovvero Ad Usum Fabricae Ambrosianae. Da allora, chi va a uf(f)a – a sbaffo – non paga il dazio o il conto, appunto.
La stessa cosa accadeva per la costruzione del Duomo di Firenze: i blocchi di marmo destinati alla Basilica, portati in città navigando l’Arno, riportavano la dicitura Ad usum Florentinae Operae, A.U.F.O. Nel parlato di tutta Italia (spesso anche qui in città da noi), per ovvie ragioni storico-linguistiche, prevale la formula A ufo, ma in milanes la formula corretta è A ufa.
Questo non è l’unico modo di dire nato in seno alla costruzione del Duomo.
È proprio in quella circostanza che nacque un termine dialettale utilizzassimo nelle zone di Milano, Bergamo e Brescia: Magütt. Come riporta Wikipedia, il termine «deriva dall’abbreviazione utilizzata nei libri mastri della Fabbrica del Duomo di Milano per registrare la provenienza e specialità delle maestranze. Gli elenchi contenevano i nominativi dei magister ordinati per tipo di specializzazione (ad esempio magister carpentarius), e i nominativi successivi al primo erano seguiti dalla nota mag.ut, abbreviazione di magister ut supra, ovvero maestro come sopra. Tale abbreviativo venne in seguito inteso come una sorta di indicativo per gli assistenti, derivandone il senso di magutt quale manovale, assistente del muratore».
Lo sapevate?
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