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E così sono 90 anni che si ciapa il tram a Milano. Uno dei simboli più forti della città Imbruttita ha spento 90 candeline qualche giorno fa: era il 20 novembre 1927 quando il primo prototipo fece il giro in città. Era il modello «1501». Il modello successivo, il «1502», iniziò a circolare l’anno successivo e nel ’29 ci fu la vera invasione, con 502 mezzi in giro per le strade della città.

Altro che Enjoy, Mobike e mobility sharing vari: la prima vera rivoluzione cittadina nella mobilità furono i vecchi «Carrelli», i «Ventotto», o semplicemente tram. Sono entrati nel DNA dei milanesi, nelle loro storie e nei loro sbattimenti quotidiani. I mezzi avevano caratteristiche ben chiare: tre porte, velocità massima di 42 km/h, capienza di 29 posti a sedere e 101 in piedi e una super resistenza; basti pensare che dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale furono tutti (a parte uno, il numero 1624, pace ai binari suoi) rimessi su strada.

Credit immagine

Il tram, anche se ideato dall’americano Peter Witt, possiamo considerarlo un mezzo al 100% made in Milano, dato che la sua costruzione veniva completamente realizzata qui. E non solo ha resistito di brutto nei suoi 90 anni di storia, dato che in giro ci sono ancora 125 tram «Ventotto» (con qualche ritocchino, ma sempre loro sono), ma è diventato anche un prodotto da esportazione: la linea F dei tram di San Francisco è infatti percorribile sui tram milanesi, che scarrozzano i mangiahamburger su e giù dal 1983.

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Senza dimenticare la poesia ineguagliabile dei tram, presenti in canzoni, film, immagini e video.

Auguri nonno tram, che in orario o in ritardo, con il caldo o con il freddo paura, passi e ritorni.

Credit immagine di copertina

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