Un bel giorno ci è balenata la straordinaria idea di coltivare l’intelligenza, come se i precedenti tredici anni di scuola non fossero stati un pendolo oscillante perennemente tra l’Ora mi ammazzo e l’Ora mi ammazzo sul serio.
Allora, abbiamo deciso di iscriverci all’università, constatando amaramente che non è sufficiente spararsi in dieci giorni Grey’s Anatomy in lingua originale per praticare una tracheotomia al St. Mary di Londra o per poter puntare al traffico di droga in America Latina seguendo le orme di Narcos. Però dai, che bella l’università: gestisci al meglio il tuo tempo, l’ambiente è stimolante quanto una camera a Rebibbia, conosci talmente tanta gente con cui condividere una sindrome che ti senti sempre a casa.
Tutto bene, fino a quando non ti rendi conto di quelli che sono i veri drammi:
1_I posti a sedere
Già arrivo incazzato e con la stessa voglia di interloquire di quella della Maionchi a parlar della crisi di Governo, se poi quel posto libero è occupato perché il tuo amico sta arrivando, il posto accanto pure perché quell’altro è in bagno, quello dietro al tuo idem perché tra 17 minuti potrebbe arrivare tua madre a prepararti la colazione e quello a fianco a tua madre occupato pure quello perché magari sale la zia da Ragusa: toglietevi dal cazzo perché la cena di Natale è finita da un pezzo.
2_Le lezioni
Se le lezioni durano tre mesi, dalle 8 di mattina fino alle 6 del pomeriggio, senza pausa neppure per convertire l’ossigeno in anidride carbonica, e terminano una settimana prima dell’esame, mi spiegate quante ore avete voi durante il giorno? Perché io 24, di cui almeno due mi piacerebbe dormire.
E naturalmente, per poter restare sveglio, ho speso talmente tanto per il caffè delle macchinette che con quei soldi mi sarei comprato tranquillamente una laurea in Medicina e Chirurgia in Tunisia.
3_Le frasi fatte
Ipse Dixit universitario: «Questo concetto lo saltiamo perché dovreste già saperlo». Innanzitutto chi cazzo saresti tu e chi cazzo sarei io per doverlo sapere, e poi: sono all’università appositamente per imparare. Pago per sapere già??????????
4_I libri scritti dai professori
No, il libro non te lo compro, a maggior ragione se ne devo già comprare 6 per un esame da 3 crediti. Non me ne frega un benamato cazzo che l’abbia scritto Lei, egregissimo; se l’ammontare della spesa per i libri equivale a tredici anni fuoricorso ad Harvard, o me li paga lei, o studio dove mi pare e piace, a costo di riscriverlo interamente sull’argilla e bagnarla con le mie stesse lacrime per renderla malleabile.
5_Le diatribe interne ai corsi di laurea
Carissimi, non è un problema vostro se ho scelto di studiare ciò che pensate sia Scienze della posticipazione. Avete scelto ingegneria matematica? Avete deciso di mettervi sotto con Medicina in filippino? Benissimo, io ho scelto quello che più era affine a ciò che mi piace: torno a casa dalle lezioni, lo studio io, gli esami li do io e non voi! Ma te pensa che cosa incredibile eh, la vita? Farsi i i cazzi propri è devastante.
6_Le segreterie
Siamo stati capaci d’inventare i Carrefour aperti 24/7, ma anche le segreterie universitarie aperte dalle 9:15 alle 9:28 solo nei giorni dispari dei mesi pari. Per poter avere un appuntamento in segreteria bisogna aspettare il momento di perfetto allineamento tra Marte e Saturno, contare i granelli di sabbia a Marina di Ragusa, aspettare la fine di Beautiful e, naturalmente, arrivato il giorno dell’appuntamento, la segreteria è chiusa.
Non sai neppure il perché né mai lo saprai: chiusa. Basta, è chiusa.
E per poterci lavorare, devi rispondere a due principi fondamentali:
– so rompere il cazzo senza apparente motivo?
– so davvero davvero rompere il cazzo senza apparente motivo?
7_Le mail ai docenti
La regola è inviare una mail a un docente controllando, anticipatamente, addirittura anche se libro si scriva proprio libro e non librro, llllllibro, librro. Dopo aver sciacquato accuratamente i panni in Arno e aver atteso una risposta che conosce il tempo di due gestazioni e le stories del 2017 della Ferragni, dover leggere:
«Certoooo!!!!!!!! Okeissimo ….. okoK….!».
A Netlog ci siamo riscritti, a Netlog.
8_L’insostenibile leggerezza della procrastinazione
Case, libri, auto, viaggi ma la voglia di studiaaaare? Credere di far settantadue pagine e invece solo treeeeeeeee
Finire per pensare, con rammarico, sempre e comunque, che saremmo potuti essere YouTubers, creare qualche puttanata celestiale come Saluda Andonio e invece no:
l’università, come i veri deficienti!
Articolo scritto da Andrea Perticaroli
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