Panama, Costa Rica, Egitto e Perù. No, non sono il vostro nuovo agente di viaggi e queste non sono le top destinations per l’estate 2018. Sono quattro delle improbabili nazionali che sono riuscite a qualificarsi per i mondiali di Russia, mentre noi italiani, complici le lungimiranti decisioni di mister Ventura (continuiamo a preferirlo nella versione Ace affiancato dall’amata scimmietta), potremo al massimo partecipare alla Bobo Summer Cup.
La delusione è stata tale che molti, da mesi, cercano di evitare ogni contatto con qualsiasi cosa possa anche solo minimamente ricordare le gloriose notti magiche. Io, ad esempio, ieri non sono riuscito a mettere a bollire la pasta: la vista di quella scatola bianca recitante le parole sale GROSSO mi ha provocato un momento di nostalgia talmente forte da rinunciare alla cena. Sì perchè per noi di GROSSO c’è n’è uno solo. Si chiama Fabio, e in una calda estate del 2006 ha fatto piangere più tedeschi di Roosevelt durante la seconda guerra mondiale.
Ora che però è stata accantonata, si fa per dire, l’inenarrabile delusione, abbastanza prevedibilmente finiremo in ogni caso sul divano a seguire queste partite con un solo dubbio amletico ad accompagnarci tra una birra gelata e l’altra: ma per chi cazzo facciamo il tifo?
Ecco quindi quelle che per noi possono essere le 5 squadre che, per motivi abbastanza improbabili ed esclusivamente extra calcistici, riteniamo possano meritarsi il nostro calore:
Vedere trionfare Nagatomo e compagni al mondiale è un pò il sogno di tutti. In particolare di coloro nati a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e cresciuti nel culto di Holly e Benji, l’anime giapponese che ha riscritto le regole del calcio e, soprattutto, della fisica. Sì perchè tra palloni ovali che bucano la rete, campi da calcio in salita e catapulte infernali, il cartone culminava proprio con il trionfo della squadra del Sol Levante ai mondiali under 15. Sarà questo l’anno buono per il trionfo nipponico? Appuntamento il 19 giugno per l’esordio contro la Colombia. Obbligatorio guardare la partita sul divano con le maniche tirate su in onore di Mark Lenders e farsi venire un infarto con le costolette di maiale nel nome di Julian Ross.
Lo so, chiedere a un italiano di fare il tifo per i crucchi è un po’ come chiedere a Trump di invitare la Clinton a cena o a Mughini di cantare Pazza Inter. Calma imbruttiti, il mio è un invito a concentrarci sullo scenario più ampio in questi tempi di tensione politica internazionale. Dopo l’insediamento del governo giallo-verde, i nostri rapporti con sua maestà nonna Merkel sono ai minimi storici. Addirittura peggiori di quando gli rifilammo due babbà in semifinale nel 2006 o di quando in Riviera ci divertivamo a nascondere le protezioni 50 sugli scaffali dei supermercati. C’è bisogno di pace amici, e quale migliore calumè di un’orda di tedesche festanti lungo le spiagge della penisola? Non pensate che discutere il fiscal compact davanti a 20 chupiti possa essere un approccio rivoluzionario? E voi care Imbruttite, cosa ne dite di discutere la delicata posizione del Fondo Monetario con qualche manzo bavarese? È l’Europa che ve lo chiede: fate l’amore, non fate lo spread.
Ormai sold out in qualsiasi store del pianeta e con oltre 3 milioni di preorder, la nuova divisa della Nigeria è ormai diventata un oggetto di culto. Presenza immancabile sulle pagine instagram di molti dei rapper più influenti del pianeta, la Nigeria-mania è tale che questa maglietta è rintracciabile solamente su ebay a circa tre volte il prezzo originale di vendita. Perdenti come sempre, stilosi come non mai.
Sponsorizzati dall’italianissima Errea (come tutte le migliori squadre di terza categoria), tifare per gli azzurri del nord potrebbe essere un’ottima scelta low cost, considerato come le nostre divise siano cromaticamente intercambiabili. Numeri alla mano, l’Islanda è la più piccola nazione mai qualificata ad un mondiale (ha meno abitanti di Firenze), anche se, a dirla tutta, la popolarità di questa selezione è dovuta non tanto a quello che succede in campo, quanto a quello che combinano i suoi tifosi sugli spalti. Si chiama Viking Thunder Clap (anche nota come Geyser Dance) e dagli scorsi europei è diventato un assoluto tormentone. Un battito di mani ritmato accompagnato dall’urlo di battaglia huh così coinvolgente da essere copiato dalle tifoserie di mezzo mondo. Già m’immagino schiere di italiani sul divano con le braccia alzate, pronte a battere le mani a tempo liberando l’ascella aromatica delle grandi occasioni. L’urlo di battaglia? Rutti a percussione causati dalle troppe Moretti a stomaco vuoto.
Articolo scritto da Diego Carluccio
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