Qualche giorno fa, probabilmente rincoglioniti dai jeans attillati di Diletta Leotta su Dazn, ci siamo permessi di salutare la nascita della nuova squadra milanese Milano City Fc con eccessivo entusiasmo, definendola appunto come la terza squadra di Milano.
Giustamente richiamati all’ordine dai nostri lettori, ci siamo prontamente ricordati di come a Milano esistesse già una terza squadra e che fosse quindi il caso di dedicarle il giusto tributo.
Il Brera Football club nasce a Milano nel 2000 dagli sforzi di Alessandro Aleotti, allora giovane giornalista ed editore, e nonostante non possa sicuramente vantare i successi dei cugini Inter e Milan, si è distinta negli anni per il suo impegno nel sociale e per alcune iniziative encomiabili in ambito sportivo.
Dopo aver prima rilevato i diritti dell’Atletico Milan, il Brera viene iscritto al suo primo campionato in serie D e disputa le proprie partite casalinghe tra le mura dell’Arena Civica, dove continua ad esibirsi tuttora. Grazie alla nomina in panchina di Walter Zenga, lo storico uomo ragno nerazzurro, la nascita della squadra riceve una discreta attenzione mediatica a dispetto di una stagione tutt’altro che indimenticabile conclusasi con una retrocessione in eccellenza. Come nelle storie più belle, anche questa comincia da un piccolo passo falso.
Sì, perché al suo secondo anno, il Brera FC cambia radicalmente strategia e decide di dare spazio e risalto a un gruppo di giovani che non aveva nel calcio la propria unica fonte di reddito: dei dilettanti, per l’appunto. Considerate le premesse, il terzo posto conseguito è qualcosa di meritevole. Parallelamente alle gesta sportive poi, il Brera inizia quell’impegno sociale che lo contraddistinguerà nel corso di tutta la sua storia. La stagione 2001-2002 è così arricchita dalle iniziative a supporto dei profughi afgani in Pakistan (tramite l’agenzia Cuorum), dalla sponsorizzazione sulla maglia Città di Cosenza per ribaltare il luogo comune del ricco Nord che mantiene il povero Sud, fino ad arrivare alla formazione juniores interamente composta da ragazzi stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese. Oltre 13 etnie diverse che sono riuscite a superare le barriere linguistiche e culturali nel nome dello sport.
Nella stagione 2003-2004 invece, il Brera si contraddistingue per un progetto che, ad oggi, è ancora uno degli esempi più alti di sociale applicato allo sport: Free Opera Brera. Una squadra iscritta al campionato di terza categoria interamente composta da detenuti del carcere di Opera, riuscendo, per di più, nell’impresa di centrare la promozione al primo tentativo.
Poi si potrebbe parlare della partecipazione al progetto Il tredicesimo uomo con Gianfelice Facchetti, della realizzazione di diversi documentari dedicati al calcio dilettantistico (Fino all’ultimo pallone, Promossi in promozione, Una stagione divertente) e della collaborazione tecnica di Evaristo Beccalossi (2013-2014), altra leggenda nerazzurra.
Curiosità? Il Brera decise di affrontare la stagione 2013-2014 senza disputare neppure un singolo allenamento. Iniziativa in seguito celebrata dal libro del presidente Aleotti Mai un allenamento, solo il talento.
Iniziativa a cui, soprattutto ripensando a quando mi nascondevo tra le siepi per non fare le ripetute, non posso che applaudire con forza e vigore.
Evviva Milano e il Brera Fc.
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