Sabato pomeriggio. Sei sul divano a seguire sui social le gesta di un’estetista indignata e la tua fidanzata sfoglia distratta una rivista. Tutto normale.
All’improvviso, lei dice: «Sai, questa nuova linea della Hkrvoppha Fùrlsosh non mi dispiace affatto».
Tu pensi che stia parlando della politica di un partito secessionista dell’Oman, ma la verità è che ciò che stringe in mano non è una rivista di attualità: è il catalogo IKEA.
E tremi. Perché già sai cosa succederà: andrete all’IKEA alla ricerca del sopraccitato prodotto, ma senza ricordarne il nome. Perché nel mondo del truciolo svedese, la pronuncia dei nomi è come il sesso di Amanda Lear: boh!
Secondo logica (che aMilano si chiama marketing) il nome di un prodotto serve per aiutare il cliente a ricordare meglio il prodotto stesso, no?
Ma evidentemente il reparto naming IKEA è fatto da gente che ha dimenticato pure come ci si addormenta.
Così, mi sono fatto una domanda: come ragionano lì dentro?
E ho scoperto i 5 metodi con cui in Ikea scelgono i nomi dei loro mobili:
1_Il metodo MUTUA
Per una policy di risparmio, moda e condivisione degli spazi, il reparto creativo Ikea è condiviso con la sala d’aspetto di un medico di base di Corsico. Le riunioni per scegliere i nomi dei mobili le fanno lì. Peccato che il 75% delle riunioni siano starnuti.
Colpiti dalla qualità del nostro design e della nostra creatività, quelli dell’IKEA son venuti al Salone del Mobile per cercare un consulente che fosse nato in Italia.
Nella top 3 c’erano Umberto Eco, Fedez e, in pole position, Paolo Bonolis.
Sembrava andare tutto bene, finché non sono andati a ubriacarsi. Con Luca Giurato. Il resto è storia (e consufsionone).
3_Il metodo AMBIENTALISTA
Di Ikea puoi dire tutto, ma non che non siano attenti all’ambiente. I colori del logo – giallo e blu – ne sono un esempio.
Il giallo è il sole e il blu il mare?
No. Sono i colori del fiume più bello del mondo (il Lambro). Prima di ogni riunione, ne bevono l’acqua e, i nomi dei mobili, li scelgono leggendoli negli occhi delle nutrie.
A ogni coppia di sposini che decide di arredare casa con Ikea, l’azienda regala un soggiorno di 12 giorni chiusa in una stanza per montare i propri mobili. Solo che, per cementare lo spirito di squadra che durerà per tutta la vita, non dà loro le istruzioni.
Se non si ammazzano l’un l’altro, i nomi dei mobili vengono fuori dal misto di insulti soffocati durante questi divertentissimi momenti di terapia di coppia in truciolato.
5_Il metodo del KIWI GLABRO (E non stiamo parlando di frutta)
Tutti sanno che gli svedesi sono top in quanto a parità tra uomini e donne, tanto da arrivare a chiedersi: se le donne devono essere depilate dalle sopracciglia in giù, perché l’uomo no? Così, hanno organizzato delle sessioni di uguaglianza di genere inguinale in azienda.
E visto che hanno senso del business, hanno unito l’utile al dilettevole: ispirandosi all’osservazione dei fondi di caffè, desumono i nomi dei mobili dalla lettura delle strisce depilatorie.
Sembrano metodi incomprensibili per le persone normali, è vero.
Ma del resto cosa potevamo aspettarci da un popolo la cui pizza preferita è quella al gusto banana?
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