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Lifestyle Food&drink
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Barilla, nonostante la sua antica fondazione, risalente al 28 settembre 1877, è ancora oggi uno tra i fiori all’occhiello delle multinazionali alimentari italiane per vendite. Basti sapere che Mulino Bianco venne fondata nel 1974 come linea dolciaria dell’azienda, mentre Pavesi, creata nel 1937 a Novara, venne acquistata e così integrata a Barilla nel 1993. Dove c’è Barilla, non c’è solo casa, ma quasi l’intero panorama di farina, latte, zucchero e cioccolato delle nostre colazioni e merende.
Grazie alla condivisione dei dati riguardanti i numeri di vendite di ciascun prodotto negli ultimi 40 anni, è stato possibile creare una lista di quelli che più aggradano i palati Imbruttiti.

CLASSIFICA BISCOTTI

AL TERZO POSTO: LE MACINE
Le Macine sono uno dei primi successi dell’azienda: l’impasto è stato creato, infornato e venduto per la prima volta nel 1984. Da 34 anni le Macine sono disponibili sul mercato, lo stesso tempo utile per deglutirle perfettamente mangiandole senza un bell’inzuppo. Il primo biscotto va sempre giù che è ‘na favola: burroso mica troppo, quasi fosse una leccornia Ladurée dataci in pasto a 3 euro al pacco. Arrivaati al terzo e al quarto, s’incorre nel rischio d’ostruzione dell’esofago e di pernottamento al Niguarda.

AL SECONDO POSTO: I PAN DI STELLE
Una posizione da classifica talmente ingiusta che neppure Maria De Filippi seconda a Caterina Balivo, Beyoncé ad Arisa, Dior a Desigual. Se fossero esistiti già prima della loro realizzazione nel 1983, la Volontà Divina avrebbe donato a Mosè sul Monte Sinai i Dieci Pan Di Stelle. Un solo biscotto pesa appena 7,3 grammi, ma nei nostri cuori pesa come ventisette Macine (inzuppate).

AL PRIMO POSTO: LE GOCCIOLE
Indubbiamente buonissimi, son i frollini perfetti per cominciare bene la giornata: l’impasto è impreziosito dalle gocce di cioccolato che aumentano, in percentuale, di anno in anno. Sa il cazzo come, nonostante siano in commercio dal 1984, nel 2018 un italiano su due perde più di quarantacinque minuti ogni mattina per cercare quella Gocciola con almeno due minchia di pezzettini di cacao raggrumati insieme.

CLASSIFICA MERENDINE

AL TERZO POSTO: LE NASTRINE
Vederle in classifica dà una tristezza comparabile a quella che ti sale quando vedi un singolo di Young Signorino sul podio di iTunes da due settimane. Incredibilmente, sono in commercio dagli anni Ottanta, forse finanziate dai reparti di riabilitazione ospedaliera, perché, altrimenti, non ce lo si spiega. Tristi, molli e con un retrogusto di rassegnazione, sono perfette da lasciare al supermercato.

AL SECONDO POSTO: I PANGOCCIOLI
Sono la digievoluzione delle Gocciole in una merendina soffice. Non si meritano, assolutamente, un secondo posto. Basti pensare al nome stesso, Pangoccioli. Ci si aspetterebbe una morbida pagnotta di pane dolce, quasi croccante all’esterno; all’interno, non solo gocce di cioccolato ma cioccolato che gocciola e gronda da ogni poro lievitato. Poi, la dura realtà: una grande mollica di pane con un po’ di squaraus a pois al cioccolato grandi e consistenti quanto la carriera di Luca Dirisio. E forse, anche meno.

AL PRIMO POSTO: I PLUMCAKE
Ci si sarebbe potuto aspettare di tutto: i Tegolini, i Flauti, i Saccottini, un aneurisma, la Guerra di Crimea. La merendina più venduta dell’intera Barilla è, in realtà, un mix tra polistirolo, cotone idrofilo e aroma alla vaniglia. Un morso di un Plumcake causa un’aridità in bocca che neppure nel Sahara il 15 d’agosto. Ma soprattutto, il Plumcake è bastardo: se da un lato una Macina è facilmente raggirabile con un po’ di latte, un Plumcake inzuppato assume la stessa consistenza del semolino, del porridge o insomma: della merda.
Bon appetit!

Articolo scritto da Andrea Perticaroli

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