Avete presente la scena del film Marie Antoinette di Sofia Coppola in cui la viziosa regina, immersa nello sfarzo dei suoi appartamenti a Versailles, è circondata da dolci, torte e pasticcini di ogni forma, gusto e misura? Oppure una delle scene finali di Mine Vaganti, quando la saggia nonna di Tommaso decide di consumare le sue ultime ore di vita rimpinzandosi di dolci?
Ecco, è così che mi immagino il paradiso: una stanza piena – e a rifornimento continuo – di ogni bendidìo a base di cioccolato, crema, fragole, caffè, panna, crema di pistacchio e mascarpone. Dove il diabete non esiste e la dieta è solo il nome di una nuova torta al cioccolato inventata da Ernest Knam.
In attesa che giunga la mia ora, però, mi godo la vita sulla terra con questi 5 dolci imperdibili da provare a Milano. Con un avvertimento: ogni nuovo suggerimento o consiglio è, ovviamente, ben accetto:
La crostata limone e meringa morbida di Pavè, via Felice Casati 27
Premessa: da Pavè i dolci sono tutti buonissimi (che dire delle brioches?), ma questa crostata di frolla con frangipane, crema di limone e meringa morbida è superlativa. E crea dipendenza.
Il croissant di Sissi, Piazza Risorgimento 6
A rapirmi il cuore non è stato il gusto, pur superlativo, ma la dimensione e la quantità di crema con cui lo riempiono. Indicatissimo per ciccionissime colazioni e per consolarsi in una triste mattina.
La torta fondo nero con lamponi della Pasticceria Ernst Knam, via Anfossi 10
Base frolla nera, crema pasticcera al cioccolato, ganache, lamponi. Anche qua la scelta è stata ardua quindi, nel dubbio, ordinate tutte le torte che volete.
La Bavarese al limone di Caffè Visconteo, via De Amicis 39
Ho scoperto questa pasticceria per caso, durante gli anni dell’università. Da allora ci vado solo per provare la loro bavarese al limone.
Il cannoncino di Panarello
Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, un altro dolce leggendario di Milano. Se vi capita di lavorare nei pressi di uno dei sei punti vendita qui a Milano, sappiate che la pausa caffè sarà d’obbligo qui.
Articolo scritto da Maurizio Binetti
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