Più che paparazzato, l’agente dei vip Lele Mora è stato rapinato e minacciato. Bei tempi quelli in cui i problemi principali erano gli scatti e i dangerous bicipiti del compagno di merende, Fabrizio Corona. Ma andiamo con ordine.
La vicenda ha inizio un pomeriggio di fine maggio nel quartiere Chiesa Rossa. È una di quelle storie da raccontare ai nipoti, di generazione in generazione.
Lele Mora e un personaggio dal cv notevole – rapina, porto d’armi, ricettazione, spaccio, associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e truffa – decidono di incontrarsi con qualcuno per quello che sembra essere l’affare del secolo: acquistare una partita di Champagne Dom Perignon e Cristal, chiaramente di dubbia provenienza.
La possibilità di fare business è nell’aria e quella vecchia volpe di Mora non può certo farsela scappare: volete mettere, per soli 40mila euro, portare a casa le preziose bottiglie e guadagnarci sopra pure un bel deca cadauna?
L’occasione è così ghiotta che il buon Lele decide quindi di farsi prestare i soldi dal losco individuo che lo accompagna in quest’avventura. Ma ecco arrivare, precisa come un treno Giapponese, l’inculata.
«Ci hanno detto di seguirli in auto lungo il Naviglio, siamo arrivati su uno sterrato e poi ad un cancello. Ho capito solo a quel punto che eravamo in un campo nomadi. Ho mostrato i soldi, un uomo allora ci ha condotti all’interno della sua roulotte, ha finto di prendere delle bottiglie di champagne e mi ha strappato dalle mani il borsello con il denaro. Subito hanno fatto irruzione tante donne, all’improvviso urlavano: “via, via c’è la polizia”, udivamo colpi di arma da fuoco, sono intervenuti altri uomini di corsa. Ci hanno malmenato e poi tutti insieme, a spintoni, ci hanno cacciato via dal campo», ha raccontato uno scioccatissimo Mora alle Forze dell’Ordine.
Ma non è finita qui, ovviamente. Per cercare di non fare un’ulteriore figura barbina – sport in cui sembra esser molto ferrato – Lele decise di non denunciare, insabbiando l’accaduto.
Peccato che il pregiudicato – committente dell’affare-champagne – non fosse dello stesso avviso e anzi, lo avrebbe minacciato e aggredito chiedendo indietro la somma prestata.
«Avevo paura (..) si presentava sempre con cinque o sei uomini. (…) Ho chiesto la somma in prestito a mio figlio e ho pagato». Al momento la procura sta indagando e interrogando i soggetti in questione.
A 63 anni suonati, ecco l’ennesima prova che Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
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