Immaginiamo già le espressioni incredule a metà tra lo schifato e lo scettico. Ciò non toglie che sì, dietro a una stramberia si nasconde sempre una mezza verità, o meglio ancora, un giapponese con idee particolari pronto a sperimentarle e applicarle a qualche nuovo marchingegno.
La nuova frontiera del sushi infatti arriva direttamente dal suo paese d’origine, e consiste nel crearlo ad hoc tramite una stampante 3D, basandosi non solo sulle papille gustative di chi lo ordina, ma soprattutto, sulle esigenze biologiche dell’organismo. Avete letto bene.
Open Meals è la visionaria azienda giapponese che si è posta l’obiettivo, presentando durante il Sxsw di Austin – festival dedicato alla convergenza tra industrie interattive e non – quello che vuole essere il primo sushi personalizzato, stampato e ordinabile.
Andare al ristorante is the new fare gli esami, senza fila di vecchietti che presidiano dalle 7 di mattina. Appena prenotato il ristorante, ti arriva a casa un bel kit composto da tampone per la saliva e contenitori per feci e urine. Una volta estrapolati i campioni richiesti – e rispediti al mittente – verrà effettuata un’analisi completa che rileverà le specifiche necessità fisiologiche. Solo allora la stampante 3d preparerà, in pieno stile Lego, l’esclusivo Uramaki customizzato.
Sushi Singularity è il nome scelto per il primo ristorante sui generis che aprirà, com’era intuibile, a Tokio nel 2020. Per quanto abbia tutto un aspetto molto inquadrato, è sicuramente un’esperienza fuori dagli schemi.
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