Si nascondono tra noi, si mimetizzano cercando giorno dopo giorno di passarla liscia. Parliamo dei milanesi che – shame on you! – non hanno mai visitato il Duomo. Per voi culi pesanti c’è una soluzione, così come per tutti i turisti che, per un motivo o per l’altro, non riescono a visitare il simbolo della nostra città: la nuova app ufficiale Duomo di Milano. A progettarla è la stessa azienda che sessant’anni fa realizzò le prime audioguide multilingue proponendole al cardinale Giovanni Battista Montini.
I 2milioni di visitatori che, ogni anno, sfidano intemperie e file chilometriche, avranno finalmente la possibilità di accedere virtualmente ai contenuti storico-artistici curati dalla Veneranda Fabbrica: l’istituzione che dal 1387 si occupa di mantenere in forma il cuore di Milano.
L’app sarà gratuita e utilizzabile anche off-line. Al suo interno si potranno trovare: informazioni pratiche, video, immagini, approfondimenti, audiotour in 9 lingue – italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese, giapponese, portoghese – scaricabili sia sui propri device sia su quelli in dotazione in loco.
Per ovvietà di cose, i tour multimediali saranno a pagamento, in quanto andranno a sostituire i classici con guida in carne e ossa. Ognuno potrà in questo modo evitarsi passaggi di poco interesse e sbadigli stile laringoscopia.
Gli audiotour si dividono infatti in quattro esperienze: facciata (gratuito), cattedrale, terrazze e museo, questi ultimi scaricabili per 4,99 euro totali. La durata totale del giretto autonomo è di 1ora e 40minuti di audio multilingue, costellata da 85 punti di ascolto, con possibilità di visionare 143 immagini in alta.
I tour guidati sono muniti di funzione nelle vicinanze che si aggiorna – spostamento dopo spostamento – permettendo all’ascoltatore di interagire con i punti di ascolto fisici circostanti. Questo è reso possibile dalla tecnologia dei sensori beacon installati lungo il percorso.
Non solo. Con questo portento di app sarà possibile creare delle cartoline digitali personalizzate da condividere. Potevano forse dimenticare l’aspetto social de tutto? #noncrediamoproprio
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