L’amore nuoce gravemente a te e a chi ti sta intorno: dovrebbero cominciare a scriverlo non solo sui pacchetti di sigarette, ma pure sulle luminarie per le vie della città. Per quanto riguarda le relazioni sentimentali, sono sempre stato un grande cinico e disilluso: se anche a Beyoncé son state messe le corna e Angelia Jolie ha lasciato Brad Pitt, chi è il deficiente che spera che il proprio amore possa non finire mai? Risposta: io, tu, egli, noi, voi e tutti gli altri coglioni. Perché è proprio così che è andata a finire: mi sono innamorato, ho lasciato qualsiasi facoltà mentale e di raziocinio per avvicinarmi alle sembianze di una lattuga, tanto ho perso la testa, e me la sono presa nel… vabè, ci siamo capiti. Esatto: mi ha lasciato. Lungi da me sognare un amore duraturo e perenne quanto il Permafrost, come quello che unisce Maria De Filippi con Costanzo dal tempo della scrittura cuneiforme, quello no, ne ero – e sono – consapevole. Ma non lo ero, invece, per quello che avrei passato dopo la rottura.
UNA SETTIMANA DOPO LA FINE: STO PIANGENDO ANCHE L’ACQUA DEL BATTESIMO
Caro Diario, mi ha mollato. Dopo due anni e sei mesi di relazione, mi ha lasciato qui come se fossi la buccia di una mela Melinda pronta per il cestino dell’umido. Dal niente, se n’è venuto fuori dicendomi che non sentiva più le stesse cose che aveva provato in principio: si sentiva a disagio, quasi costretto nella relazione, come se io fossi stato Enrico VIII e avessi preteso la nascita di un figlio maschio, capisci? Credevo di essere più forte e non ci son rimasto male, di più: tipo quando in The O.C. Ryan ha scoperto che Marissa era un po’ lesbica, per farti capire. Lo sai che mi son sempre sentito ai livelli di Xena, la Principessa Guerriera, e che piango solamente quando Maria de Filippi riesce a ricongiungere un dramma familiare in prima serata a C’è posta per te, solo che Maria adesso non c’è, la posta nemmeno, e se continuo a piangere in questo modo rifocillo il bacino di un fiume in secca.
UN MESE DOPO LA FINE: STABILE QUANTO I POMODORINI SULLE BRUSCHETTE
Caro Diario, è innegabile: mi manca. Qualsiasi cosa veda, senta o tocchi me lo fa venire in mente involontariamente. Bevo il caffè la mattina? Mi ricordo che lo beveva amaro, senza dolcificante, come la mia vita adesso. Prima ero in macchina ed è partita Sere Nere di Tiziano Ferro: inutile dirti che ho pensato di andare così veloce da riuscire a decollare e andarmene affanculo in una favela a Caracas, lontano da ogni tipo di ricordo. Poi, sa il cazzo come, da che ci tornerei assieme e sarei anche pronto per adottare il nostro dalmata in canile, divento inspiegabilmente irascibile. Se me lo trovassi davanti lo oblitererei come un biglietto Trenord a suon di schiaffi: non rivaluterei la nostra relazione nemmeno se scoprissi che al catasto ha dichiarate otto proprietà in Norvegia, sei in Francia e diciotto a Zanzibar. Ho letto sull’oroscopo di Paolo Fox che devo credere nella forza degli altri segni, riuscire a carpire dai loro punti di forza ciò che serve invece a me per colmare le mie mancanze. E finalmente ho trovato il segno a cui affidarmi: quello della croce.
SEI MESI DOPO LA FINE: EMPATICO QUANTO LA GUARNIZIONE DELLA LAVATRICE
Caro Diario, mi spiace di essere scomparso per un po’, ma se avessi continuato a scriverti piangendo ti avrei trovato assieme ai relitti del Titanic sotto il fondale oceanico delle mie lacrime. Ho avuto bisogno di tempo: per metabolizzare, ricominciare, un po’ come Britney Spears dopo la leggera crisi del 2007. Hai presente quando dal nulla, magari mentre stai lavando i piatti, ti vengono in mente le canzoni di Chiesa e cominci a cantarle come se fossi Ariana Grande sotto lsd? Ecco, dal niente mi viene in mente tutto ciò che avrei potuto dirgli durante la nostra relazione: dalle litigate lasciate a metà per non continuare a discutere, a quando non ho accettato i pomodorini sott’olio della madre (mannaggia a me!); mi sento di non provare più niente. Ma non unicamente nei suoi confronti, per qualsiasi cosa: sono apatico, un pezzo di marmo di Carrara. Il pensiero di ricominciare da capo con un altro mi mette i brividi, mi dà la nausea. Lui mi manca? Sì, ma non come prima. Provo ancora qualcosa? Non esattamente. Ci tornerei assieme? Non so. So solo che certi giorni sarei capace di dargli 100, altri la 104.
UN ANNO DOPO LA FINE: LIBERO COME SPIRIT CAVALLO SELVAGGIO
Caro Diario, ho conosciuto una nuova persona. Stabile economicamente, ma soprattutto mentalmente; e poi è bello, affascinante, mi riempie d’attenzioni e gli garba anche andare all’Esselunga assieme per non perderci l’offerta sull’olio extravergine. Ecco, questo è quanto mi sarebbe piaciuto poterti dire, invece manco per le palle, la vita fa comunque cagare come prima, anzi più di prima! C’è stato però un momento epifanico: mi sono svegliato una mattina e, tra il caffè e qualche bestemmia per l’inizio della giornata, mi son sentito libero. Non che abbia inalzato il mio animo come un monaco francescano e che adesso mi dedichi alla povertà e all’aiuto verso il prossimo, quello no. Però sento che mi sto riprendendo la vita nelle mie stesse mani; è una sensazione strana, forse la stessa provata da Lapo Elkann dopo il percorso di disintossicazione. Ecco: mi son disintossicato. Però, ti dirò, se dovessi incontrarlo in giro adesso non lo eviterei più. Gli chiederei come sta, se mangia ancora ogni due giorni il risotto allo zafferano che gli piaceva tanto, ma solo e unicamente per arrivare a chiedergli come sta il suo cane. Perché l’amore finisce e poi subentra il rancore, e figurati se per quello stronzo perderei ancora anche solo due minuti del mio ossigeno; ma minchia, Diario, per il cane questo e altro.
ps: ti amo Fuffy, per sempre, anche se fai prima a stare con la cagna del tuo padrone piuttosto che andartene in giro al parco a cercarla. Ti amo tanto.
credits immagine: https://www.targetdonna.com/2015/08/coppia-scoppia-motivi-768/
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